Oggi Peppino non c’è più, eppure non è rimasto solo. I frutti del suo impegno purtroppo non li ha visti, non ne ha potuto godere, ma ci sono e sono evidenti: siamo noi, e siamo qui.
Questa mattina, al Liceo Scientifico “E.Fermi”, il regista Ivan Vadori ha presentato il documentario, autoprodotto, dal titolo: “La voce della legalità”, affiancato dalla dott.ssa Valentina Spata, motore di questa emozionante iniziativa; durante l’incontro è intervenuta, con voce commossa, affermando: ” Essendo Presidente Nazionale Rete della Legalità del Mezzogiorno, questo argomento è una priorità nella mia vita, e cerco di portarlo avanti con tutte le mie forze: non solo in Sicilia, anche in Calabria ed in Campania. Durante il mio percorso, ho avuto la fortuna di conoscere Ivan, il regista del documentario, una persona che ha avuto il coraggio di licenziarsi dal suo posto di lavoro- egli operava come assistente personale alla Camera- poichè non resistette di fronte al alcune cose illegali che vedeva giornalmente; non ha esitato neanche un secondo a lasciarlo, quel posto, a dire “Io Non Ci Sto”. Ha preso una penna, si è messo a disposizione della società, ha prodotto il documentario insieme a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, e l’ha fatto vedere a tutto il mondo”.
“Il messaggio è chiaro – continua il Sindaco Federico Piccitto presente all’incontro- tutto quello che facciamo si muove attraverso la voce di ognuno di noi”.
Si rivolge ad occhi curiosi ed a orecchie attente, di studenti del liceo Scientifico, tra i 18 e 20 anni, presenti all’incontro.
“Sarete voi ad inserirvi nella società – interviene il dottore Sciara- e dovreste seguire l’esempio di Peppino Impastato, ogni giorno, per rifiutare e denunciare la violenza delle scuole, il bullismo e qualsiasi altra cosa che ritenete sbagliata”.
Oggi ricordiamo un giovane, come noi, che ha fatto della sua vita un impegno, attraverso una penna, attraverso la sua Radio, rendendosi pericoloso agli occhi della mafia, utilizzando il giornalismo e la sua voce come denuncia, avendo soprattutto il coraggio di ricercare la verità. Quella verità scomoda, che alla fine ti ammazza senza pietà, gettandoti del fango.
” Vi dò un appuntamento il 7 marzo a Cinisi – dice il regista Vadori- per dire ad alta voce che Peppino Impastato vive nei nostri passi, vive nei nostri cuori. Per dire che ogni giorno, anche noi, dovremmo andare alla ricerca della bellezza, del paesaggio, della salvaguardia dell’ambiente. Per urlare che noi siamo vivi e la denuncia può partire anche da noi, non aspettiamo gli altri, quando ad essere “gli altri” siamo proprio noi”.
Con le idee ed il coraggio di Peppino noi giovanni abbiamo il dovere di continuare.
È un messaggio semplice, in sé: eppure l’associazione di quelle due parole – “idee” e “coraggio” – non è messo lì a caso. Le idee, senza il coraggio, non vanno da nessuna parte. Il coraggio, senza le idee, è stolto. È pericoloso. Se oggi Peppino fosse vivo, continuerebbe a denunciare la mafia, le collusioni tra potere politico e mafioso. Ma ben sapendo che tutto ciò che si muove su questa terra, criminalità compresa, sta lì perché parole come “uguaglianza” e “solidarietà” suonano vuote e perdenti. Perché “fratellanza”, quel concetto che la Rivoluzione Francese sdoganò nel 1795, è ancora un miraggio.
«Ti trovo un lavoro, ti sistemo, basta che smetti di fare il comunista», diceva il padre di Peppino al figlio. Basta che smetti di pensare che esista una via d’uscita: le idee, appunto. E il coraggio, ancora di più. Il coraggio per Peppino non è stato solo quello di perdere la propria vita, quel 9 maggio del 1978. Il coraggio è cominciato prima, molto prima. Rivoltarsi contro il padre, contro le convenzioni sociali, contro il pensiero dominante è stato un processo lento, faticoso. Già, provare a cambiare le cose costa sacrificio, è un impegno personale e diretto che dà risultati, anche dopo la morte. Bisogna saper aspettare. Ma Peppino ci ha insegnato questo. E noi abbiamo il sacrosanto dovere di non dimenticarlo. Mai. Per noi, ma soprattutto per lui.