Altri dati geofisici, ma sulla terraferma, si sono aggiunti a quelli relativi alla sismo-stratigrafia del fondale della baia di Kyme; ancora una volta la tecnologia a supporto della indagine archeologica. Sono terminati, infatti, a cura dell’Associazione Agorà-Formazione Permanente, i rilievi con il georadar nell’antica capitale dell’Eolide, dove opera la Missione Archeologica Italiana.
“Mai a Kyme sono stati utilizzati così tanti sistemi tecnologici a supporto dell’archeologia come in questa campagna di ricerca del 2011”, afferma il prof. Antonio La Marca, direttore della Missione di Kyme, in Turchia. È di nuovo il Presidente dell’Associazione, Nicolò Bruno, a delucidarci sul sistema di indagine utilizzato:
“Già dagli scorsi anni, con il direttore della Missione, avevamo pensato di aprire alle innovazioni, ma la mancanza di fondi ci impediva di utilizzare risorse tecnologiche per impostare una programmazione di lungo termine all’insegna del risparmio per minimizzare i costi della futura ricerca, focalizzando i successivi saggi di scavo solo su determinate aree a più alto rischio archeologico. Quest’anno invece, grazie ad un contributo concesso da un privato al nostro “Centro di Studi Leonardo Poidomani”, braccio operativo di Agorà, abbiamo potuto pagare le spese di viaggio e trasportare l’attrezzatura idonea, usufruendo della professionalità di Alberto Lezziero, della ditta Pharos di Venezia, il geoarcheologo, componente del gruppo, che ha curato anche i rilievi geofisici dei profili nel fondale di Kyme.
Con l’ausilio di Alessandra Canazza, archeologa, del geologo Paolo Perconte e della ragusana Veronica Falcone, si sono potute rilevare con il georadar grandi aree di terreno della antica città di Kyme. L’applicazione delle tecniche georadar rappresenta un utile supporto nell’individuazione e localizzazione di preesistenze interrate. L’indagine permette, attraverso una rapida acquisizione di dati ottenuti con un’alta risoluzione e con un dettaglio puntuale, di acquisire informazioni sul sottosuolo con un metodo assolutamente non invasivo. Semplice il meccanismo: un’antenna trasmittente invia nel sottosuolo un segnale elettromagnetico; l’onda si propaga nel sottosuolo e, quando colpisce un oggetto o una superficie con caratteristiche elettriche e magnetiche diverse da quelle del mezzo in cui si sta diffondendo, parte dell’energia viene riflessa e torna verso la superficie, mentre il resto continua a propagarsi verso il basso. L’onda che torna in superficie è intercettata da un’antenna ricevente, registrata per le elaborazioni successive; in altre parole, il trasduttore, trascinato su un’area pre-impostata a reticolati e preparata allo scopo, invia una quantità di energia elettromagnetica tramite impulsi emessi a una certa frequenza.
Un apparato ricevente ottiene gli echi prodotti dalle variazioni geologiche e produce un’immagine sul monitor, registrando i relativi radargrammi. Tramite il Gps Rtk satellitare i dati vengono georiferiti ed è possibile ricostruire una planimetria puntuale delle anomalie presenti nel sottosuolo. La risoluzione è talmente alta che consente di leggere, senza scavare, strutture e monumenti che giacciano nel terreno, dando la possibilità di intervenire con saggi di scavo mirati alla individuazione di strutture già mappate e che abbiano una certa importanza per la conoscenza del sito che si sta indagando, puntando su aspetti ben precisi quali, per esempio, l’urbanistica, gli assi viari, le zone sacre, le aree pubbliche etc.
Faticoso è stato il raggiungimento dell’obiettivo: per diversi giorni lo strumento è stato testato in aree non indagate, ma limitrofe a saggi con strutture già note, che ipoteticamente sarebbero potute continuare sotto il terreno relativo ai test; test che hanno permesso di tarare lo strumento e indagare a Kyme due aree prescelte, la zona dell’agorà e la necropoli nord, con un modulo specifico aggiuntivo del georadar che restituisce i dati in 3D”.
A Settembre i primi dati che daranno l’opportunità di programmare le attività di scavo per la campagna del 2012 e le ubicazioni delle tombe della necropoli nord.