Quello che stiamo attraversando è un periodo di grande crisi economica per l’Italia e l’Europa. Ma in questo clima di stenti e difficoltà c’è chi ci vive da tanti anni, se non da sempre: la Sicilia. Proprio di crisi finanziaria e riforma economica della Regione Sicilia si è parlato in occasione dell’incontro-dibattito che si è svolto lunedì 17 ottobre a Palermo. Al meeting organizzato da Confcommercio e dal Centro studi Iscot hanno partecipato diverse imprese e rappresentanti di istituzioni, enti e sindacati.
Ha aperto i lavori il presidente del Centro Studi Iscot, avv. Marino Julo Cosentino che ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di affrontare una tematica così spinosa, ma urgente. L’assessore all’Economia, Prof. Avv. Gaetano Armao, è poi andato sullo specifico parlando della riforma del sistema economico siciliano da lui stesso elaborata. Ha esposto le diverse iniziative adottate dal Governo regionale in favore delle imprese, a cominciare dal credito d’imposta, e di tutte le iniziative a sostegno della nuova imprenditoria femminile e giovanile, come l’esenzione dell’Irap per 5 anni. Ha anche aggiunto che il Federalismo fiscale, pur essendo nel dna della Regione Siciliana, come sancito dal suo Statuto, non può essere attuato in un momento storico in cui può solo accentare la spaccatura del Paese, tra nord e sud.
E forse proprio la chiave per ridurre il divario tra nord e sud sarebbe aumentare gli investimenti. Questa linea d’onda è pienamente condivisa da Pietro Agen, vice presidente nazionale e presidente regionale di Confcommercio Sicilia. “Priorità ad investimenti nelle infrastrutture, promozione della Sicilia attraverso un prodotto turistico integrato e stop ad ogni forma di assistenzialismo fine a se stesso” ha sottolineato Agen. “Anche nelle infrastrutture — ha continuato — bisogna pur cominciare, anche se ci vuole del tempo. E non certo soltanto con il Ponte sullo Stretto, quando manca un anello autostradale in Sicilia. Un sistema infrastrutturale è determinante anche per lo sviluppo del turismo, un settore che genera l’8,4% del Pil nazionale, e che in Sicilia con le sue risorse può superare il Pil dell’Industria manifatturiera e invece tutto il Mezzogiorno d’Italia ha un Pil pari al solo Trentino”.
Un atteggiamento critico, soprattutto nei confronti della politica di Governo regionale, è stato assunto dall’on. Michele Cimino. Quest’ultimo ha incentrato il suo intervento sull’importanza di garantire una stabilità di Governo, per garantire una continuità nell’attuazione dei programmi, anche all’interno della macchina burocratica, spesso impantanata con troppa frequenza da criteri di spoil system. In particolare ha posto l’accento sul funzionamento del Dipartimento Programmazione, sul quale, secondo Cimino va esercitata una maggiore pressione politica, che possa dare risposte in termini di risorse da investire sul territorio regionale.
Infine le file di tutto il dibattito sono state tirate dal presidente della Commissione Attività Produttive dell’Ars, Salvino Caputo, che ha ribadito: “Il Governo regionale potrebbe fare di più se si mettessero da parte le divisioni e si realizzassero gli equilibri necessari per superare la paralisi e uscire dall’empasse”.