“La medicina di genere riguaa gli uomini e le donne e quindi i bambini e le bambine. Considerarla fin dall’età pediatrica significa proporsi l’ambizioso obiettivo di offrire ai nostri figli, e soprattutto alle nostre figlie, una vita non solo più lunga ma anche di migliore qualità”. Così la senatrice del Partito Democratico, Venera Padua, componente della commissione Sanità, durante il suo intervento alla conferenza stampa sul tema “Gli Angeli non hanno sesso, le malattie sì. Infanzia: viaggio nella medicina di genere tra realtà e prospettive”, promossa dalla Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp) e svoltasi ieri in Senato. “Il consolidamento della medicina di genere – sottolinea la senatrice Padua – iniziato in America negli anni ’80, ha evidenziato come l’appartenenza al genere, maschile o femminile, condiziona lo sviluppo e l’impatto delle malattie e la risposta alle terapie. Questo oggi ci impone di considerare tale diversità di genere sia per quanto riguarda la diagnosi della malattia che la sua cura anche in ambito pediatrico, soprattutto per quanto riguarda le malattie infettive. A questo proposito il caso del virus Hpv è esemplare. Il virus, infatti, è presente molto di più nei ragazzi ma si manifesta di più nelle ragazze, di qui la necessità di estendere la vaccinazione anche alla platea maschile per prevenire l’espandersi della malattia in età adulta. Ma questo è solo uno dei casi dove la medicina di genere diventa esiziale, ben più ampia è la sua influenza a cominciare dalla preparazione dei farmaci che oggi continuano ancora ad essere testati su soggetti maschi adulti”.
“C’è quindi bisogno – aggiunge la senatrice – di un nuovo approccio culturale e di una nuova idea di medicina pervasiva di tutti gli ambiti d’intervento. A questo scopo è importante sensibilizzare sempre più l’intera comunità scientifica, l’industria del farmaco, e anche la popolazione, perché solo così si potranno consolidare i progressi finora acquisiti”.