L’aggiornamento del Piano d’ambito (atto dovuto ai sensi dell’art. 149 Dls 3 aprile 2006, n. 152) in materia ambientale sulle risorse idriche da parte dell’Autorità d’ambito territoriale ottimale, il cui coordinamento è affidato alla Provincia regionale di Ragusa, spinge il vicesindaco di Ragusa, Giovanni Cosentini, ad intervenire ancora una volta su una materia di fondamentale importanza per il futuro della collettività iblea, alla luce dei gravi ritardi accumulati nell’affidamento della gestione del Sistema idrico integrato e soprattutto delle ricadute economiche che gli stessi avranno sulle tasche dei cittadini. “E’ come se stesse arrivando l’uragano – afferma Cosentini, utilizzando una metafora – e ci diamo da fare per mettere da parte un tavolo o una sedia, senza preoccuparci della casa che ci crollerà addosso da un momento all’altro”. Cosentini rammenta, in sintesi, tutti i passaggi che hanno caratterizzato la vicenda infinita dell’Ato idrico.
Dall’espletamento della gara per il Servizio idrico integrato, che aveva portato all’individuazione della società privata (49% privato e 51% la parte pubblica) che avrebbe potuto gestire il Servizio idrico integrato aggredendo i finanziamenti comunitari 2000-2006 pari a 110 milioni di euro che di fatto sono andati perduti (mentre non c’è prospettiva alcuna per accedere agli altri ingenti finanziamenti comunitari previsti per il 2007-2013), alla marcia indietro che ha spinto a revocare la gara alla società aggiudicataria e contestualmente scegliere per la società “in house”, dopo alcune modeste sollevazioni di piazza.
“Ma ora la sentenza della Corte Costituzionale n. 32 del 17 novembre 2010, che disciplina le modalità di affidamento della gestione dei Servizi pubblici locali di rilevanza economica ivi compreso il servizio idrico – continua Cosentini – ha di fatto escluso che gli Enti possano soggettivamente e a loro discrezione decidere sulla sussistenza della rilevanza economica (in antitesi a quanto finora sostenuto dal coordinamento nazionale Enti locali per l’acqua bene comune e la gestione pubblica del Servizio idrico). Inoltre, il Regolamento attuativo dell’art. 23 bis in vigore dal 27 ottobre 2010 conferma in maniera univoca le modalità per poter pervenire ad una gestione “in house”, per la quale permangono ancora di più tutte le perplessità che la deroga che consente la suddetta tipologia di gestione si attagli alla realtà dell’Ato di Ragusa. Ecco perchè viene naturale chiedere al presidente della Provincia, nella qualità di coordinatore dell’Ato Idrico di Ragusa, se sussistono, anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale, le condizioni giuridiche-economiche per proseguire nel percorso della scelta della società “in house”.
Chiediamo, altresì, in che modo, così facendo, si potrà fruire dei finanziamenti europei. L’immobilismo che ci siamo portati appresso in questi anni determinerà un maggiore costo del servizio per gli Enti locali (attuali gestori del servizio) in mancanza dei finanziamenti comunitari 2000-2006 e 2007-2013. Sarebbe opportuno recitare un mea culpa anziché proseguire demagogicamente su posizioni che non condurranno da nessuna parte. Una volta è lecito sbagliare, perpetuare gli errori, a maggior ragione a spese della cittadinanza, è un esercizio dedito alla testardaggine che l’intera provincia iblea non merita”. (G.P.)