L’ospedale “Guzzardi” di Vittoria ha raggiunto un importante riconoscimento nell’ambito della cura dell’ictus ischemico, confermandosi tra le eccellenze italiane. La Stroke Unit, diretta dal dottor Antonello Giordano, ha ricevuto il prestigioso Premio Angels con certificazione Diamond, destinata alle strutture capaci di trattare con trombolisi almeno il 75% dei pazienti entro 60 minuti dall’arrivo in ospedale, […]
Costrette a prostituirsi per guadagnarsi la libertà. La Finanza fa scattare 4 arresti
13 Giu 2019 09:35
I finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, hanno proceduto al fermo di 4 persone, tra cui una donna nigeriana e un cittadino italiano, accusate di appartenere ad un’associazione per delinquere transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione.
L’operazione si e’ svolta fra Palermo, Napoli, Dervio (Lecco), Bergamo, concludendosi con l’individuazione e la cattura del capo dell’organizzazione – gia’ rifugiato politico – presso l’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo). L’indagine delle fiamme gialle, coordinate dalla Dda palermitana, ha consentito di smantellare l’organizzazione che operava tra la Nigeria, la Libia e l’Italia, costringendo giovani donne nigeriane – a fronte della promessa di opportunita’ lavorative nel nostro Paese – ad assumersi un debito di 30 mila euro, quale pagamento del viaggio verso l’Italia e per l’avviamento al lavoro.
Le ragazze – di fatto avviate alla prostituzione – si trovavano in un evidente stato di vulnerabilita’ psicologica, determinato dalla celebrazione di macabri riti “Voodoo” a garanzia del debito contratto. Le donne venivano, poi, trasferite in Libia, dove erano costrette a permanere presso strutture di detenzione prima di essere imbarcate alla volta dell’Italia. Dai centri di prima accoglienza in Sicilia, venivano successivamente avviate alla prostituzione, con l’obbligo di riscattare progressivamente la somma concordata per riottenere la liberta’ ed evitare conseguenze per loro e i propri familiari in Nigeria.
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