Sarà stato il mal tempo, anche se qui da noi non si è visto; sarà stato l’ultimo Angelus di Papa Benedetto XVI (di probabile estrazione comunista), che ha “distratto” una moltitudine di fedeli dal compiere il proprio diritto/dovere civico; sarà stata una campagna elettorale aspra, spigolosa, fatta di battibecchi, di mille promesse vacue, in cui ognuno ha detto tutto e il contrario di tutto, in cui è mancato il contraddittorio, in cui gli unici che sono riusciti a chiarire le idee delle diverse fazioni politiche probabilmente sono stati i pupazzi degli sgommati…sarà la voglia di nuovo, il bisogno di gridare che siamo sdegnati e la necessità di riappropriarsi del proprio Paese, di riaffezionarsi alla politica, di crederci di nuovo.
Sarà un voto di protesta, sarà un modo per dire che non si può più attendere per cambiare le cose.. sarà un po’ di tutto, ma i dati che emergono chiari, forti, assordanti, dall’apertura delle urne sono due: l’affluenza sempre più scarsa alle urne, ed il popolo dei grillini come nuova forza politica…pardon… movimento civico vero trionfatore delle urne semi-vuote.
Così gli italiani sperano di risvegliare le proprie coscienze, di riuscire a lasciarsi alle spalle una volta per tutte le lusinghiere promesse del Gatto e della Volpe; di voltare pagina e finalmente resistere dal saltare sull’allettante carro che porta al Paese di Balocchi tante volte evocato da un Lucignolo ormai smascherato.
A vincere queste elezioni è stata sicuramente la protesta: sotto diverse forme e con diversi attori, ma filo conduttore univoco che ha riempito le urne da nord a sud. C’è chi ha protestato a seno nudo sotto la neve di Milano contro uno; chi ha decretato che non andare a votare è segno di protesta, di non sentirsi rappresentati; chi ha deciso di votare un movimento nuovo, che promette giustizia ed equità sociale.
Da ognuna di queste contestazioni emerge chiaro il segnale di un’Italia sola, stanca e martoriata, alla ricerca del suo bambino perduto, disposta a tutto per trovarlo, anche a farsi fagocitare da una balena, pur di riavere quel caro, monello, bambino di legno, creato per sentirsi meno sola nella vecchiaia, ma perso per strada attirato da ori facili ed esuberante goliardia.