“DALL’ESKIMO AL GESSATO, NULLA È CAMBIATO”

La suddetta non vuole  essere né una frase fatta , a rima baciata, né tanto meno una disquisizione sull’ abbigliamento, o look che dir si voglia, alternativo.  Molti, soprattutto miei  coetanei che hanno vissuto la goliardia degli anni 70, intrisa di lotte sociali, idealismi ed illusorie speranze, avranno colto nel titolo di questo servizio storico, il mio approccio mentale con i capisaldi strutturali e le mode di natura socio politica e culturale degli ultimi 40 anni, arguendo  i contenuti metaforici, insiti in esso.  Ricordo come fosse oggi, quando  nel novembre del 1971, fresco di maturità classica, varcai per la prima volta la soglia di un’aula della facoltà di scienze politiche, all’università di Catania. Eravamo all’immediata vigilia dei drammatici  “anni di piombo”, dopo le funeste stragi  che insanguinarono l’Italia, come  gli attentati alla stazione ferroviaria di Bologna e le cruente esplosioni di Roma , Brescia e il disastroso scoppio della bomba alla banca dell’agricoltura a Milano .  La facoltà era quasi quotidianamente manipolata dai personaggi, capi guida dei gruppi extraparlamentari di sinistra allora in voga: “Servire il popolo” “Lotta continua” “ Potere operaio” ed altri nuclei sovversivi, le cui etichette, a me ingenuo idealista ex studente liceale, sembravano indissolubilmente legate al sostegno del proletariato e alla causa legittimamente rivendicativa della classi più oppresse e meno abbienti. Le lezioni in facoltà erano sovente annullate, con grave disagio per noi studenti pendolari. I soggetti menzionati, emuli di Mario Capanna, capo indiscusso del prestigioso “movimento studentesco nazionale”, coperti di giaccone verde, con l’immancabile motoretta degli anni 60 , si alternavano in una permanente ars oratoria, proponendoci le loro ripetitive mozioni, con espressioni lessicali del tipo:” nella misura in cui lo stato capitalista produce alienazione sociale, oppure:bisogna portare avanti un discorso alternativo alla luce della vergognosa collisione tra mafia e istituzioni, o ancora: occorre scendere in piazza e spingere le masse ad emanciparsi dallo stato di vassallaggio e condizione subalterna al sistema borghese. Contestualmente a questi avvenimenti che movimentavano sensibilmente l’andamento accademico nelle università italiane, causando anche scontri pericolosi tra gruppi di opposte tendenze  ideologiche, lo scenario politico era  intanto caratterizzato dal sopravvenuto domino del “ centro sinistra”, dove i capi carismatici dell’epoca  erano i mostri sacri Giulio Andreotti( DC) e Bettino Craxi ( PSI), che  facevano il bello e cattivo tempo. In seguito alle conseguenze del compromesso storico e all’affermarsi di una classe dirigente, nata dal rimpasto degli “ equilibri più avanzati”, cominciarono gradualmente a sparire anche le insegne dei partiti che avevano guidato la ricostruzione democratica del paese alla fine della  letale seconda guerra mondiale. E’ proprio in tale contesto che emergono sorprendentemente i primi casi di disdicevole e ignobile incoerenza. Vi furono infatti personaggi ex comunisti ed anche ex lottacontinuisti che voltarono la cosiddetta “gabbana”, diventando emeriti esponenti politici del sistema conservatore che faceva capo ad Andreotti e Craxi. Essi fecero anche scuola, suscitando vergognosamente la stessa iniziativa di altri e tanti altri riprovevoli soggetti, originariamente stipati dietro le barricate opposte al sistema borghese e capitalistico, che inspiegabilmente, aderirono alle lusinghe dello stato oligarchico e burocratico, facendo violenza alla nobile causa del socialismo sano e morale. Questo turpe ed indegno fenomeno dell’ essere  “voltagabbana” è continuato spudoratamente, culminando con bieco successo nel corso di quel disastro chiamato “ seconda repubblica”. Anche qui molti ex comunisti ed ex militanti dei gruppi extraparlamentari di sinistra di un tempo s’imborghesirono  miseramente, mettendo le loro qualità tecniche e culturali al servizio dell’ultimo scellerato governo Berlusconi, a causa dell’avvento del quale ci lecchiamo ancora  le ferite, e chissà fino a quando ne subiremo  le ripercussioni. E’ veramente triste oggi, vedere tanti ex studenti provenienti dal Politecnico di Torino, o dalle università delle “ tre P”, Padova Pisa e Pavia, atenei storici ispiratrici di ideologie umane e socialiste, trasformati in personalità di spicco dell’apparato burocratico, che pubblicamente bivaccano impettiti dentro i loro “gessati”, nei noiosi ed incolti convegni organizzati dagli stucchevoli Lyons e Rotary clubs della penisola. In questo arco di tempo quarantennale ,peraltro  costellato da scandali molteplici, stragi di mafia, omicidi eccellenti, crisi economiche e disastri sociali, non è mutato niente nella struttura socio politica. I governi  oligo burocratici di pseudo destra e pseudo sinistra si susseguono  instancabilmente, sempre caratterizzati da sospettosi e perversi legami con la mafia, lasciando invariate le diseguaglianze e le contraddizioni delle classi sociali. “ Cui prodest?  L’unica nota di cambiamento nel fenomeno suddetto, rispetto a quarant’anni fa è il linguaggio usato dagli ospiti politici dei convegni televisivi di sussiego, del tipo:!) Detto questo e quant’ altro” 2)Della serie……..3) Di che cosa stiamo parlando? 4) Non scopriamo certo l’acqua calda! Penso tristemente che sia molto poco…