Una riflessione importante quella dell’Onorevole Fabio Granata, riguardo la gestione dei beni culturali della regione siciliana. “L’idea di far viaggiare, prestandoli per mostre e manifestazioni, nostri capolavori e’ sbagliata e superficiale. Va bloccata subito e per sempre attraverso una normativa che proporrò al mio gruppo parlamentare all’Ars”. L’sponente di FLI sottolinea nel suo blog l’importanza del contesto al quale le opere appartengono, portando alla ribalta il concetto di “genius loci” troppo spesso ignorato dagli amministratori locali.
“Bisogna promuovere il Patrimonio Culturale materiale e immateriale nel mondo attraverso l’evocazione sapiente del contesto unico nel quale tali opere sono incastonate:contesto fatto di paesaggio, vino, cibo, qualità e dolcezza del vivere. Per questo dobbiamo smetterla di cercare turisti ma ridiventare la Terra dei Viaggiatori attenti e curiosi” .
Un turismo lento che contrasta nettamente il turismo di massa a cui troppi politici fanno riferimento, promuovendo un utilizzo poco rispettoso dei luoghi incantevoli della Sicilia.
“Basta ai prestiti di singole opere d’arte, tranne rarissime e importantissime eccezioni, e attenzione invece massima a ripensarne e valorizzarne l’efficacia espositiva e la costante possibilità di visita”.
“La Sicilia, così come e’avvenuto nei primi anni del 2000, con 2 riconoscimenti UNESCO e decine di mostre ed eventi internazionali, torni ad essere la terra dei Viaggiatori: vengano qui,da tutto il mondo, per conoscere la nostra cultura e il “racconto”di una Civiltà straordinaria”.
“Sicilia,una Terra che racconta”:questa l’idea che insieme all’indimenticabile Ferruccio Barbera cercammo qualche anno fa’di evocare e affermare in Italia e nel mondo”.
“Mai prestando opere d’arte,- conclude Granata- ma organizzando il sistema della cultura siciliano con sapienza e consapevolezza attorno e nel cuore vivo delle nostre Città, dei nostri Musei e traccia della nostra identità” .
“Non abbiamo bisogno di una nuova Terra ma di nuovi occhi per guardarla”:questo resta l’auspicio.
E la Speranza”.