Piccola disavventura di viaggiatori siciliani sulla tratta ferroviaria che collega Trieste all’aeroporto di Ronchi dei Legionari.
C’ero anch’io su quel treno Rv 3440 che – partito alle 12,16 da Trieste, avrebbe dovuto raggiungere l’aeroscalo friulano dopo venti minuti. Ed effettivamente così è stato perché il treno – uno dei pochi sopravvissuti allo sciopero delle ferrovie – è effettivamente arrivato a Ronchi dei Legionari, con a bordo tantissimi passeggeri in attesa di salire sull’aereo e che avevano visto cancellare buona parte dei treni.
Tutto ok se non fosse che la carrozza su cui viaggiavo, insieme ad altri quattro amici siciliani, non ha aperto le portiere. I viaggiatori sono rimasti in piedi, davanti alle due portiere. Il treno è ripartito senza farci scendere. Nel convoglio non c’era nessuno, non avevamo visto nessun controllore, forse a causa dello sciopero. Non ci è rimasto che attendere la fermata di Cervignano e a quel punto siamo scesi tutti, nella speranza di trovare in stazione una soluzione, un treno che ci avrebbe riportato indietro. Tra i viaggiatori anche alcuni giovani turisti spagnoli, una ragazza forse ungherese che piangeva, altri viaggiatori diretti a Francoforte e altri verso altre destinazioni.
Ma alla stazione di Cervignano tutto era chiuso, le biglietterie e gli uffici serrati, inutile cercare un numero di telefono o un’indicazione utile per cercare di risolvere la nostra situazione. Qualcuno ha chiamato un taxi, o un ncc, ma chi ha chiamato dopo non ha trovato nessuna disponibilità. Altri sono andati via con mezzi di fortuna. Ma eravamo in tanti, troppi.
Al posto di Polizia – anch’esso chiuso – abbiamo trovato un numero. L’agente che ci ha risposto ha compreso la situazione e si è fatto carico del problema. Ha contattato Ferrovie Italiane, che avrebbero dovuto mandare un pullman a prevelarci. Ma per alcuni il rischio di non riuscire a salire in tempo sul volo era dietro l’angolo. L’agente ha chiesto quali fossero i voli e i passeggeri a rischio per poter contattare l’aeroporto. Ho ammirato molto la professionalità di questo giovane agente che ha fatto tutto con grande professionalità, ma andando ben oltre quello che sarebbe stato il suo dovere. Alla fine tutti siamo riusciti a non perdere l’areo. Rimane la coscienza di aver vissuto un momento che ci ha fatto toccare con mano i disservizi – anche al Nord – e, al contempo, di aver visto la professionalità di un giovane agente, forse della Polizia ferroviaria, che con grande dedizione e attenzione ha fatto di tutto per aiutarci. Fa bene al cuore incontrare persone cosi: anche solo attraverso la cornetta del telefono si coglie la vita di chi sa fare bene il proprio lavoro.