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Domani puo’ essere lo stesso giorno
26 Giu 2017 08:17
Ora, dopo i risultati elettorali, chi ci dirà di averne previsto i risultati non potrà essere considerato un grande politologo perché i dati riscontrabili, giorno dopo giorno, dai fatti di cui sono stati protagonisti, con o senza previsione, i nostri rappresentanti politici non potevano non produrre quanto si è verifica
In buona sostanza la dominante cultura politica che ci hanno trasmesso giorno dopo giorno i nostri rappresentanti politici del tutto a prescindere dalla loro appartenenza è stata superficiale e tante volte attualmente contraddittoria.
Il Pd è riuscito a spaccarsi e la diversità di opinione su alcuni fatti importanti è risalita a livello personale.
Non si accettava il pensiero altrui su determinati argomenti sulla scorta del principio in ordine al quale all’interno di un’aggregazione politica su specifici aspetti sociali si possono avere idee e concezioni diverse ma che tutto si ricompone in un partito ispirato a principi democratici in omaggio alla regola democratica che fa prevalere la maggioranza sulla minoranza.
Nel Pd lo scontro politico è stato e continua ad essere sempre vigente da ciò derivando perplessità e confusione nella mente e poli nelle decisione degli iscritti o dei votanti.
La Lega della questione relativa ai migranti ne ha fatto un problema e per alcuni reali aspetti politico all’infuori del quale tutto il resto non aveva importanza.
Sull’approvazione della legge elettorale, assolutamente indispensabile per le prossime elezioni di fine mandato, non si è potuto capire chi ha avuto torto o ragione con la filosofica conseguenza che la colpa era sempre degli altri.
L’insieme del tutto indicativi di questi aspetti della vita politica si rivolgeva ad una platea di potenziali votanti che non trovavano lavoro o che indossavano pantaloni obbligatoriamente stracciati nella parte anteriore e con il telefonino consultabile con il dito.
Non è stato quindi un caso, a nostro molto modesto parere, che l’affluenza alle urne è stata al disotto del 50% e comunque inferiore a quella di venti giorni addietro.
Il votante del Pd – per quanto in parte – non riusciva a capire in quale parte di sinistra si andava a posizionare per tutte le divergenze all’interno del partito stante che all’interno della originaria concezione ne nasceva un’ altra. Le organizzazioni sindacali non riflettevano le loro finalità operative in un partito che da qualche tempo non prestava orecchio alle loro esigenze. Nei partiti di destra, visto che il centro non esisteva più, si discuteva a più non posso chi ne doveva rappresentare il costante punto di riferimento. La questione dei migranti era ed è il principale argomento incidente nel concetto di serena operatività giornaliera della gente comune e il governo da parte sua, stante l’inattività operativa dell’Europa che sull’argomento on assumeva una posizione netta e precisa, era ed è l’unico che ne accetta l’accoglienza.
Orbene, l’insieme o quanto meno gli aspetti maggiormente incidenti sul comune sentire di certo avrà influito in occasione delle elezioni amministrative di ieri. La sconfitta maggiore gli elettori l’hanno riservata alla democrazia visto che alle urne non si è presentato neanche il 50%. E’ questo un più che un sintomo un segnale democratico di elevato spessore e di cui le formazioni politiche, senza eccezioni, ne sono state destinatarie. Il centro destra pur non avendo un capo riconosciuto dalle tre più rilevanti formazioni ha inaspettatamente vinto laddove non riteneva di emergere sconfiggendo, specie in Liguria, il partito di Renzi. L’elettore vuole esser e convinto delle sue scelte e quando si accorge che i partiti trascorrono più tempo a discutere che ad operare consapevolmente si tira indietro o non andando a votare e votando per convinto segnale una formazione diversa.
In questo generale disinteresse politico non sono stati destinatari neanche in pentastellati che per lo meno nel loro interno non vivono i dissapori e le divergenze degli altri partiti a cui ora spetta il compito, sperando che ne siano capaci, di litigare di meno nel loro interno o di spendere le loro capacità e finalità solo per acquisire consensi in assenza di proposte concretamente realizzabili pur nell’ambito delle prescrizioni europee a cui dobbiamo rispendere per le scelte effettuate.
Politicus
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