Due anni fa la scomparsa di Daouda Diane: ancora oggi, nessuna verità

La scomparsa di Daouda Diane, il lavoratore ivoriano sparito nel nulla dopo aver fatto un video denuncia dallo stabilimento in cui lavorava, un’ azienda di calcestruzzi di Acate, è un caso che continua a suscitare indignazione e dolore. Due anni sono passati da quel 2 luglio 2022, e ancora nessuna verità è emersa dalle indagini.

La morte di Satnam Singh a Latina: un caso che lo ricorda

In questi giorni, la tragica morte di Satnam Singh a Latina, ferito dopo un incidente sul lavoro e abbandonato per strada davanti alla sua abitazione, richiama alla mente la scomparsa di Daouda. Nonostante le differenze temporali e geografiche, entrambe le storie sono accomunate dall’orrore e dall’ingiustizia che segnano le vite dei lavoratori sfruttati e privati dei loro diritti fondamentali.

A ricordarlo, oggi, è una nota della CGIL di Ragusa in cui il segretario Peppe Scifo chiede verità e giustizia.

Il videomessaggio di Daouda, in cui ripeteva “qui il lavoro è morte”, denunciava condizioni di sfruttamento e mancanza di sicurezza. Nonostante non ci fosse alcun rapporto di lavoro ufficiale tra lui e l’azienda, Daouda era costretto a lavorare in condizioni estremamente pericolose. Quel video è l’ultima traccia di Daouda prima della sua scomparsa. La mancanza di progressi nelle indagini solleva seri interrogativi sulla giustizia e la sicurezza per i lavoratori migranti in Italia.

La scomparsa di Daouda Diane non può essere ignorata. Essa evoca pratiche criminali come la “lupara bianca”, dove ogni traccia viene cancellata per eliminare prove e testimonianze scomode. Se questa è la realtà dietro la sua scomparsa, siamo di fronte a un atto di estrema gravità, che dimostra la pericolosità di soggetti criminali operanti all’interno dell’economia ufficiale. Questo caso rivela un preoccupante intreccio tra criminalità e attività apparentemente legali, con effetti devastanti sulle vite dei lavoratori più vulnerabili.

La mancanza di verità e giustizia per Daouda Diane rappresenta una ferita profonda per la comunità. È necessario che la società si mostri sensibile e attiva di fronte a tali atrocità. La CGIL chiede con forza che vengano fatte indagini approfondite e che vengano assicurati alla giustizia i responsabili di queste violenze e sfruttamenti. Solo così sarà possibile onorare la memoria di Daouda e di tutte le vittime di un’economia criminale che opera dietro maschere di legalità.

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