Senza la scandalosa figura della manzoniana monaca di Monza dei Promessi Sposi, forse avremmo avuto la metà dei luoghi comuni sulle suore , con tanto filone cinematografico , tra il tragico e il boccaccesco, negli anni settanta . In realtà i pregiudizi sulla vita monastica fotografano tante situazioni di costrizione che si sono protratte per secoli . Un altro personaggio letterario noto è la protagonista di “Storia di una capinera ” di Giovanni Verga. Maria va in convento da bambina e vive il tormento di una reclusione vera e propria , senza libertà ,senza emozioni, fino a morirne . Oggi la moderna vita monastica può ribaltare pregiudizi e luoghi comuni su monache e monaci , in quanto si sceglie in maniera libera e consapevole . Perché se l’ assoluto è Dio e Dio è silenzio, e nella quotidianità mondana di oggi si fugge dal silenzio e dall’assoluto, allora i religiosi vanno nella direzione contraria. Suor Giuseppina e suor Antonietta , francescane della carità , sono felici della loro scelta, ed infatti, mercoledì scorso nella chiesa della Fiducia, hanno rinnovato con lo stesso entusiasmo ,e forse più di 25 anni fa’ ( 22 agosto 1993 ) il loro “si” a Dio. E che sono davvero felici , basta guardarle e già si rimane incantati dai loro occhi luminosi e dalla loro luminosità , un misto di forza e dolcezza, di ruvida radicalità e di letizia . Suor Giuseppina e suor Antonietta non parlano di ripiego o convenienza . Solo scelta. Per suor Giuseppina Mancino, la vocazione è stata una lotta con se stessa e i suoi sogni di ragazzina. ” All’età di 13 anni -racconta la sorella francescana della carità – improvvisamente muore papà, crollandomi il mondo addosso, e devo dire che per ben 4 anni non ho più creduto in un Dio Padre. Ma durante un campo scuola, avevo solo 17anni, una frase ha fatto da trampolino di lancio alla mia scelta. Quella frase – continua suor Giuseppina – è stata il mio tormento; ero fidanzata, ma dentro di me qualcosa mi impediva di essere felice. Allora pensai di abbandonarmi all’amore di Dio, e dopo tutto l’iter formativo iniziale, nell’agosto del 1993 mi consegnai ” per sempre ” allo Sposo.Oggi suor Giuseppina riveste il ruolo di consigliera generale della sua Congregazione, e vive a Pozzallo in fraternità con altre due consorelle, con suor Antonietta, che ha fatto Vestizione e Professione nella sua stessa data e con la dolcissima e laboriosa suor Angelica. E quando il cielo è trasparente e lo sguardo abbraccia in fondo all’orizzonte, un arco che va da Ispica a Pozzallo, nel convento della Fiducia, pregano e lavorano le sorelle della carità, e la loro preghiera, per chi crede in Dio, è quella decisiva, che tiene in piedi il mondo. Romanticamente noi pensiamo i conventi come luoghi di riposo, in realtà sono luoghi di combattimento, ed esprimono, nella vita della Chiesa e per il mondo, quel combattimento che dovrebbe segnare anche le nostre vite di persone che , battezzate, non coniugano delitto e solennità. Fu il profeta Isaia a scagliarsi contro la fede ipocrita di Sodoma :” non posso sopportare delitto e solennità “.Nel convento delle francescane della carità , la giornata inizia all’alba: alle 6,45 ufficio delle letture, 7,30 lodi e s.messa, ore 9 – 13 meditazione, lavoro, ascolto, ore 13,30 pranzo, riposo, 15,30, studio, lavoro, ascolto ore 18 s.rosario e s.messa ore 20,00 cena ore 22,00 compieta. E poi tante azioni caritatevoli: accoglienza, visita agli ammalati, conforto morale e materiale a famiglie disagiate. Le sorelle francescane, a Pozzallo, sono tanto amate, benvolute e riverite per la loro semplicità di cuore, perché sono se stesse, non recitano e non indossano maschere. A conferma di ciò, la numerosa assemblea, che mercoledì scorso 22 agosto, giorno del loro 25esimo compleanno di professione religiosa, ha riempito la chiesa della Fiducia per render loro omaggio. Presenti alla cerimonia: la Congregazione delle suore francescane della carità, il sindaco di Pozzallo, il dott. Roberto Ammatuna, il suo vice, il prof. Pino Giudice, le comunità di parrocchie, S. Maria di Portò salvo e San Paolo apostolo, il clero di Pozzallo, il vicario generale mons. Angelo Giurdanella, ed il vescovo mons. Antonio Stagliano’ che ha presieduto l’Eucaristia. L’ omelia del vescovo? Beh ormai sappiamo che le sue parole provocano in ogni fedele una conflittualità alla quale riesce difficile sottrarsi, soprattutto per quell’uso del “tu” che ti mette di fronte alla tua cattiva coscienza, suscitando a volte potenti reazioni di difesa, con interrogativi tipo: ” chi ti salverà? ” o ” quante ore al giorno dedichi alla preghiera? ” Ha poi chiuso l’ omelia ricordando alle due suore francescane di fare e dare sempre di più, e lasciarsi completamente abbracciare dall’amore di Dio. A seguire il momento “clou” della cerimonia, ovvero , le due suore genuflesse davanti alla Madre Generale della loro Congregazione, suor Vittoria, hanno rinnovato emozionatissimo il loro “si” a Dio. A conclusione, don Michele Iacono, ha consegnato a suor Giuseppina e a suor Antonietta, il messaggio augurale e benedicente del Santo Padre. Bene dopo questa esperienza viene spontaneamente da pensare che , forse c’è più vita dentro i conventi che fuori. Nonostante Internet.
Giovanna Cannizzaro