Quarantasette i simboli delle liste depositate per la corsa alle elezioni del 28 ottobre in Sicilia. La fantasia si è scatenata , anche puerilmente, alla ricerca di un cambiamento, di una rivoluzione, di un sovvertimento dello status quo attraverso le immagini proposte.
Emerge dall’esame di questi, la rabbia dei siciliani, che non ne possono più delle parole, ma esigono un cambiamento della situazione.
Tutta la società civile si esprime attraverso immagini che vedono la Trinacria centrale e i bisogni emergere attraverso i più disparati slogan da guerriglia alcuni di essi ci fanno molto preoccupare, in quando ricordano che “populismo”, “malessere” furono cause di grandi dittature del Novecento, che sarà meglio dimenticare.
I partiti tradizionali si esprimono ,o con liste di appoggio ai candidati presidenti, Crocetta, Musumeci, e gli altri, e pochi con i simboli dei partiti, che sono praticamente scomparsi, o ridotti a parti di essi: forse c’è la sensazione che abbiano più popolarità le parti scelte, “Italia” per l’Udc ad esempio.La Trinacria appare spesso, intendiamo nei simboli, come se Statuto Speciale, Indipendenza fossero assicurate attraverso essa.
Il momento è difficile, l’elettorato vuole risposte, si guardano poco i programmi, ed hanno più presa le critiche , in quando fanno presupporre che ad esse segua un reale cambiamento della situazione.
Però le cose non stanno così, e questo lo sappiamo tutti: è facile criticare, è facile opporsi al sistema, gridare dalle piazze, attaccare gli avversari, polemizzare, e poi? Quali sono le alternative?
La distruzione deve presupporre una costruzione, non di parole, ma di fatti.
Comunque questi simboli fanno presupporre che l’elettorato è diviso, che qualsiasi sarà il candidato presidente ad avere più voti non potrà governare da solo.
Inoltre, l’assenteismo sarà notevole e non rasserena gli animi di nessuno, anche se chi non va a votare sarà colpevole di dare spazio a chi non vorrebbe mai.
In tutto questo vorremmo porre l’attenzione sul fatto che la democrazia esiste grazie alla partecipazione e all’espressione di una volontà di trasformazione delle cose. L’assenteista sarà colpevole anche di questo: la democrazia in pericolo.