Embargo del petrolio russo via mare: gravi ripercussioni per la Sicilia?

L’Europa ha raggiunto un’intesa: embargo del petrolio russo via mare. Ma tutto questo potrebbe avere conseguenze gravi, se non disastrose, per la Sicilia. L’impianto di raffinazione dell’area industrilae di Siracusa, l’Isab di Priolo, in primis, controllato dalla Lukoil.

L’allarme è stato lanciato dalla CGIL che parla di situazione già critica e alla Sicilia sembra sia stato appioppato di pagare il prezzo più alto per la guerra in Ucraina.

Sull’argomento c’è uno studio realizzato per conto della Cgil Sicilia da Giuseppe Nobile che evidenzia sia i segnali di ripresa post pandemia ma anche gli effetti della nuova crisi, a partire dalla riduzione della crescita in Italia nel 2022 dal 3,6% al 2,3% ( stima Prometeia).

Per la Sicilia lo studio evidenzia la diminuzione dell’export, il calo dei flussi turistici provenienti da quell’area (che erano corposi nel 2019 con 273 mila presenze dalla Russia, il 3,6% del totale degli stranieri, per una spesa generata di circa 25 milioni di euro), una crescita generale dei prezzi al consumo più sostenuta che nel resto del Paese, forti rincari soprattutto nel settore energetico con conseguente crescita della povertà e delle disuguaglianze. In generale a livello di sistema Paese, rileva il documento, “il peso dei Paesi in conflitto come mercato di sbocco dei principali partner commerciali è inferiore al 2,5%”.

Va peggio per le importazioni soprattutto per quanto riguarda metallurgia, produzione di energia elettrica e agroalimentare, i settori dove si importa di più. Nel 2022 la stima di aggravio della bolletta energetica nel Paese per le famiglie è di +30miliardi e per le imprese non energetiche di + 25 miliardi. Sul differenziale della crescita dei prezzi al consumo della Sicilia, rileva lo studio, influisce “la perifericità dell’isola”. Aumenti corposi nell’isola ci sono stati per i generi di largo consumo: i prodotti alimentari in Sicilia sono cresciuti del 10,3% ( Italia 7%), le spese per abbigliamento del 4,4% ( Italia 2,7%), per abitazioni , acqua, elettricità e gas del si sono registrati aumenti del 19,2% (Italia 16,2), per i trasporti del 17,7% ( dato nazionale 15,8%).

Nella condizione di dovere ridimensionare consumi essenziali per il caro bolletta si trovava nel 2018 (dato della Cgia di Mestre) una quota di famiglie siciliane tra 491 mila e 722 mila.

La Sicilia, secondo lo studio della Cgil, si trova oggi sospesa “fra lo scenario di crescita promosso dai piani di ripresa elaborati come risposata alla crisi dovuta alla pandemia e l’impatto delle tensioni geo politiche”.

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