ENDORSER: CHI ERA COSTUI ?

Imitare gli americani, copiarne abbigliamento e stili di vita è stato sempre un vezzo italico, assimilarne i termini linguistici una moda diventata necessità in tempo di globalizzazione.

Nessuno può negare che per alcuni vocaboli di recente coniazione, sono sotto gli occhi di tutti i termini informatici, non ci sarebbero corrispondenze alcune nella lingua italiana.

Ma è indubbio che si esagera: in questi mesi siamo invasi dalla ormai famosa “spending review”, la revisione della spesa pubblica, o dallo “spread”, l’oscillazione di valori finanziari, invasi in modo tale che, se qualcuno si azzardasse a utilizzare i corretti termini italiani, sarebbe additato al pubblico ludibrio.

Ho citato questi due termini che, per ora ci sono tanto familiari, perché nel primo caso si può notare una sostanziale uguaglianza nel significato letterale inglese e italiano, nel secondo si deve notare come il significato traslato inglese non rende giustizia a quello italiano che sarebbe più appropriato.

Ma se ci dobbiamo inchinare alla lingua inglese, facciamolo, almeno, quando il significato traslato ha una logica di base, altrimenti teniamoci i nostri termini, che saranno più pomposi e meno sbrigativi ma, di sicuro, più appropriati.

Che in alcuni casi si tratti di licenza linguistica del signor nessuno è avvalorato dal fatto che termini prima sconosciuti e inesistenti, di colpo, diventano diffusi e inevitabili da usare.

In questo periodo di grandi mutazioni politiche, l’ingresso sulla scena di nuovi soggetti, molti dei quali sconosciuti al grosso pubblico per storia, competenze e capacità, rende indispensabili aiuto, sostegno, ausilio, parteggiamento, approvazione, supporto, avallo, accettazione, beneplacito, benestare, consenso, plauso, vicinanza di ideali e di principi.

Tutti questi termini non bastano, ecco allora irrompere sulla scena l’”endorsement”.

Ad un primo rozzo, superficiale e poco istruito tentativo di verificare il significato, si apprende che trattasi esclusivamente, come significato originario, della girata di un assegno.

Poiché la girata sancisce un trasferimento, non una garanzia, non si intravede un nesso.

Si può andare a scavare nei meandri, nemmeno tanto impervi della lingua inglese, e ci si avvicina non a documentare ma a spiegare da dove deriva l’utilizzo del termine.

Endorsement è un accordo, sostanzialmente per scopi pubblicitari, attraverso cui una persona, “endorser” fa uso pubblico di strumenti, attrezzi o altro fornitigli in via privilegiata dal fabbricante,

E’ un tipo di accordo assai diffuso nel mondo musicale, laddove un artista usa strumenti di una determinata marca durante i concerti o le sue varie esibizioni.

Nell’ambito della produzione musicale, esteso anche a quello della produzione di articoli sportivi, l’endorser ha spesso un ruolo attivo nel processo di progettazione e produzione del prodotto che va ad utilizzare.

Nella lingua inglese è invalso il significato di di “garante”, “approvatore” o più in generale di colui che mostra pubblicamente il proprio sostegno verso qualcosa, ma non verso persone. Si riferisce quindi al ruolo di valorizzatore che un personaggio famoso può esercitare sul prodotto. In questi termini può essere reso equivalente a testimonial, che in Italia è molto più usato. In inglese si suole distinguere tra testimonial e endorsement (“validazione”, “avvaloramento”): “testimonial” si usa di solito in riferimento a messaggi attribuiti a gente comune, mentre “endorsement” viene di solito usato per i messaggi legati a celebrità.

In definitiva, Tonino Di Pietro avrebbe piena legittimità nel dire: “Ma che c’azzecca ?”