La chiusura dello stabilimento Eni Versalis di Ragusa ha generato un clima di crescente preoccupazione, soprattutto tra le imprese dell’indotto e in particolare nel settore dei trasporti. A intervenire sono stati Saro Tumino, Daniela Taranto e Giorgio Stracquadanio, rispettivamente presidente e responsabili della CNA Fita Sicilia, che hanno espresso risentimento per come la questione delle imprese di trasporto locali sia stata trattata.
Secondo i rappresentanti di CNA Fita Sicilia, le imprese di trasporto, che da anni offrono servizi diretti a Versalis, rischiano ora di essere marginalizzati. Nei recenti tavoli istituzionali, regionali e nazionali, la questione delle imprese di trasporto è stata affrontata separatamente, senza una visione complessiva del territorio.
Particolarmente preoccupante è la denuncia relativa a un presunto accordo tra ENI e una grande impresa di trasporti fiduciaria, che avrebbe offerto condizioni penalizzanti alle aziende locali, costringendole a lavorare come subappaltatrici a tariffe più basse rispetto a prima.
La CNA si domanda se questa sia la strategia di ENI per ristrutturare i propri asset, lasciando le imprese del territorio in una posizione di svantaggio competitivo. A tal proposito, l’organizzazione chiede risposte chiare al Presidente della Regione Siciliana e al Ministro per lo Sviluppo Economico, sottolineando che il controllo di ENI è dello Stato attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“È una mortificazione del territorio – concludono – se davvero questa è la strada scelta per gestire il cambiamento, escludendo le realtà locali e riducendole a meri subappaltatori”.
CNA Fita Sicilia chiede un approccio più inclusivo e rispettoso delle imprese locali nei tavoli decisionali, affinché il futuro industriale e occupazionale della zona iblea venga trattato in modo equo e strategico, evitando ulteriore impoverimento del tessuto economico locale.