Dalla missione di soccorso all’aula di tribunale: Mediterranea sotto accusa

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dal fatto di averne tratto profitto. Il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Ragusa potrebbe decidere già il prossimo 28 maggio del rinvio a giudizio o meno di Luca Casarini, Giuseppe Caccia, Agnese Colpani, Fabrizio Gatti, Pietro Marrone, Alessandro Metz (in qualità di armatore di Idra Social Shipping). Marrone, Caccia, Casarini e Metz devono rispondere anche dell’ipotesi di reato di inosservanza di provvedimenti dell’Autorità e di irregolarità in merito al rispetto del Codice della navigazione.

Prima della decisione il giudice dovrà sciogliere la riserva su alcune questioni sollevate dalle difese in via preliminare, tra queste anche la presenza o meno di alcuni atti nel fascicolo del pm. Oggi è stato sentito in aula Giuseppe Caccia il  capo della “missione 9”. Fu quella che a settembre del 2020 andò in soccorso della Etienne, nave della compagnia danese Maersk, che aveva salvato 27 migranti portandoli a bordo. Quella petroliera restò bloccata per 38 giorni al largo di Malta, in attesa dell’autorizzazione allo sbarco da parte del governo maltese. Caccia, ha ripercorso le fasi del soccorso raccontando le condizioni in cui i migranti si trovavano a bordo della petroliera. Un soccorso vero e proprio ha ribadito Caccia; le condizion dei migranti a bordo della Maersk Etienne erano “drammatiche, non c’erano spazi per gestire i malesseri fisici e psicologici a bordo, sostanzialmente erano trattenuti in condizioni umane e climatiche insostenibili, troppo caldo di giorno e freddo la notte. Non si potevano fare nemmeno le visite a bordo, le hanno fatte in uno spazio esterno in una griglia all’aperto, davanti a tutti. Quei migranti andavano trasferiti non potevano restare lì”, ha riferito all’AGI l’avvocata Serena Romano difensore assieme a Fabio Lanfranca di tutti gli indagati.

Condizioni difficili anche per le limitazioni imposte dalle norme di sicurezza della petroliera, non attrezzata di spazi adeguati per accogliere persone al di fuori del  personale di bordo. Una delle questioni che ha voluto approfondire il pm Santo Fornasier è stata quella economica. La tesi della Procura è che non si sia trattato di un soccorsoa di un trasferimento dovuto ad un accordo economico concluso con il pagamento di 125mila euro alla Idra Shipping, società armatrice della Mare Jonio. C’era la consapevolezza che dall’intervento avrebbero potuto trarne un beneficio?  “Assolutamente no” avrebbe detto il capomissione della Mare Jonio, Caccia che ha sostenuto di avere appreso della volontà il 6 ottobre 2020 quando era a Copenhagen ad una cena.

La società degli armatori danesi, Danish Shipping voleva un confronto con la ong per analizzare quanto accaduto e capire come agire nel futuro perché i mercantili non erano in grado di gestire questo tipo di situazione. In quella occasione avrebbe incontrato anche il direttore esecutivo della Maersk che manifestò intenzione di donare una somma per contribuire alle operazioni di soccorso della Ong senza però che figurasse come donazione alla ong per ragioni politiche, legate appunto alle politiche di contrasto all’immigrazione anche della Danimarca.

L’alternativa trovata dai legali della Maersk è stata quella del pagamento della fattura a Idra, armatrice della Mare Jonio, società commerciale costituita prima di Mediterranea per comprare una nave, la Mare Jonio appunto per il soccorso in mare. La Idra aveva lo scopo di gestire dal punto di vista armatoriale la Mare Jonio, strumento operativo del soccorso in mare di Mediterranea Saving Humans. Le difese a fine udienza si sono dette soddisfatte della testimonianza che avrebbe chiarito ogni aspetto. 



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