Ragusa – Onestà, questa è la parola che da parecchi anni è uscita dalle stanze del parlamento italiano. Sembra strano ma è così. Se chiediamo ai baroni di Montecitorio dove sia finita, è probabile che ci rispondano con qualche frase ridondante o peggio ancora con una, stucchevole e mal costruita. Per questo è necessario riunire, sotto un sentimento comune, le frustrazioni dei cittadini che quotidianamente vedono “sbeffeggiati” i loro sacrifici, attraverso iniziative come il referendum, dove il singolo cittadino può far sentire il proprio peso politico, rinforzando così quel filo d’Arianna che renderà visibile la strada dell’uguaglianza, dell’onestà e del benessere per tutti, attraverso un sacrificio condiviso equamente.
Un semplice gesto – commenta il consigliere comunale Giampiero D’Aragona – che può essere di grande importanza. La raccolta firme per il referendum sull’abrogazione dell’art.2-legge1261 del 1965, che prevede la riduzione degli stipendi dei parlamentari, è un’azione che non può non essere fatta, soprattutto in tempi in cui la crisi regna sovrana. Entro la fine di luglio – continua ancora D’Aragona – si devono raggiungere, in tutta Italia, 500 mila firme per promuovere il quesito referendario che, però, sembra passare sotto traccia.
E’ inammissibile – asserisce il consigliere comunale – che una proposta di legge popolare di questo tipo non venga pubblicizzata se non attraverso internet. Anche al Comune di Ragusa è possibile apportare una semplice firma recandosi al primo piano stanza 11 e dare, così, il proprio contributo. Sento il dovere morale di informare i miei concittadini su questa possibilità, e sperare che qualcosa prima o poi cambi. Noi giovani, che dovremmo essere il cambiamento, dobbiamo iniziare un percorso che sia prima di tutto di umiltà e lealtà. Invito pure tutti i cittadini della provincia a recarsi nei propri comuni di residenza e informarsi su questa raccolta firme attiva già da qualche settimana. Penso sia arrivato il momento di risvegliare il nostro senso civico e morale ucciso da una classe dirigente sorda e cieca alle grida di aiuto dei propri rappresentanti”.