Abbiamo trattato giovedì scorso del problema relativo al famoso Spread BTP/BUND individuando nel fattore fiducia uno degli elementi principali che influenzano l’andamento di questo indicatore; la settimana trascorsa è stata oltremodo intensa su questo fronte e ha rappresentato la cartina al tornasole del ragionamento che avevamo sviluppato, basti pensare all’eco che ha avuto lunedì la corrispondenza temporale tra l’annuncio delle dimissioni del Governo da parte di Ferrara e l’inversione verso il basso dello spread e il successivo innalzamento all’atto della smentita del portavoce di Palazzo Chigi.
Per non parlare di mercoledì quando le mancate dimissioni del Governo nonostante la presa d’atto dell’assenza di una maggioranza alla Camera ha praticamente fatto andare in tilt il mercato dei Titoli di Stato italiani con lo spread che vola verso i 6 punti percentuali (vedi figura 1).
La disinvoltura con cui il presidente del consiglio ha cercato di rassicurare i giornalisti a Cannes (e di conseguenza gli Italiani) citando suoi personalissimi dati sul volume d’affari dei ristoranti e delle compagnie aeree, induce a riflettere sulla consapevolezza che i cittadini hanno delle ripercussioni sulla vita di tutti i giorni di questa fase concitata della nostra economia.
I riflessi sono duplici e impattano sia sulla finanza pubblica sia sull’economia privata.
Riguardo agli effetti sulla finanza pubblica più di ogni altra spiegazione è illuminante la lettera che il Commissario Europeo agli Affari Economici Olli Rehn (nella foto con Tremonti) ha spedito giorno 4 al ministro Tremonti in cui afferma “ Non riteniamo che il contesto economico assicuri il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013, servono pertanto misure addizionali per raggiungere gli obiettivi sui conti pubblici nel 2012 e 2013.” Tradotto in soldoni ci siamo svenati con 3 manovre consecutive, ma l’incremento della spesa per interessi (di incremento in incremento siamo arrivati a pagare oltre il 6% di interessi sui BTP a 10 anni per esattezza il 6,06%) ha di fatto creato un’ulteriore voragine nei conti.
Riguardo all’economia privata, le refluenze sono connesse al costo della provvista delle banche; le banche infatti nella loro attività di intermediazione finanziaria acquisiscono risparmi con l’emissione di obbligazioni ed erogano con questa provvista di denaro mutui alle imprese e ai privati; quando il tasso sui BTP si innalza come nel nostro caso superando il 6%, le banche hanno davanti due alternative; a) approviggionarsi comunque di fondi emettendo anch’esse obbligazioni a un tasso congruo e poi erogare credito ad un tasso che remuneri oltre al costo della provvista anche il rischio di credito e i costi di intermediazione; b) contrarre l’erogazione di finanziamenti alla clientela.
Non sfugge come in tutti e due i casi l’impatto sull’economia sia pesantissimo o in termini di oneri finanziari che si caricano sulle aziende o in termini di mancato sostegno finanziario alle aziende, ma anche ai privati (per esempio per l’acquisto della casa).
Questo già in un momento “normale” se poi si inquadra tutto questo in un momento di crisi economica come quello attuale, in un’economia come quella italiana che era già quella che cresceva di meno in Europa ha un ulteriore e tutt’altro che trascurabile effetto frenante dell’economia.
Ed in effetti in questo momento le banche che continuano ad erogare credito, ed alcune hanno significativamente rallentato, lo fanno a tassi significativamente più alti di prima dell’estate, e si badi bene, non per speculazione, ma per necessità operativa, e le statistiche parlano di una significativa contrazione anche del mercato dei mutui a privati con ulteriori effetti depressivi sul mercato immobiliare, che già stenta di suo.
Ma un paese che non cresce, e quindi non produce ricchezza, come fa a pager l’enorme debito pubblico accumulato? E quale fiducia avranno in noi gli investitori?
Eccoci in poco tempo risucchiati in un circuito vizioso che ci avviluppa in modo sempre più stringente e in cui il fattore tempo è una variabile importantissima!
In questo momento registriamo (ma soprattutto la registrano i mercati) al di la delle dichiarazioni ufficiali la mancanza di fiducia nella capacità del nostro governo di tirarci fuori da questa situazione, il Commissario Rehn nella lettera che ho citato prima ha inserito ben 39 quesiti stringenti al nostro Ministro dell’Economia che puntualmente dovrà rispondergli entro giorno 11, in questi giorni arrivano gli Ispettori della Comunità Europea per verificare l’operato del Governo e anche il Fondo Monetario Internazionale ci ha messo sotto monitoraggio.
Quando nel 97/99 nonostante la situazione di partenza riuscimmo a sistemare i conti mettendoli in linea con gli accordi di Maastricht per entrare nell’area Euro non mi risulta che fossimo così assillantemente monitorati, ma in quegli anni i Ministri si chiamavano Prodi, Ciampi, Andreatta, Napoletano, Flick, Bindi, Fantozzi, Visco, Treu, Maccanico etc