Firrincieli, il consigliere comunale che sussurrava ai magistrati

Comunicare per forza qualcosa, tutti i giorni, può fare male, a chi scrive e a chi legge. Esternare ogni pensiero non è un obbligo, anche se nel mondo dei social è possibile con i risultati che purtroppo sappiamo. Quando però è un consigliere comunale a farlo, qualche dubbio viene.
E’ il caso di Sergio Firrincieli, consigliere comunale di Ragusa che inonda le redazioni dei giornali, un giorno sì e uno no, di comunicati. Libero, ovviamente, di farlo, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Lunedì Firrincieli è intervenuto sul caso del dottore Antonino Nicosia, il primario di Cardiologia dell’ospedale Giovanni Paolo II del capoluogo, raggiunto giorni prima da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari decisa dal gip di Catania nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza, con l’accusa, in concorso, di falsità ideologica e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Una notizia che ha destato parecchio scalpore, soprattutto per la stima che il professionista gode dentro e fuori l’ospedale.

Dopo avere premesso di parlare a titolo personale (Firrincieli è del M5S), avere sottolineato di essere innocentista e colpevolista insieme, ricordato che l’Asp continua a fornire le prestazioni nel reparto nonostante l’imprevisto e di nutrire rispetto nei confronti della magistratura, il consigliere comunale intavola un ragionamento abbastanza ardito: “Se Nicosia ha commesso qualcosa di illecito, è giusto che paghi – scrive, tra l’altro, Firrincieli -. Se Nicosia rischia di inquinare le prove, secondo la magistratura inquirente, è giusto che sia ai domiciliari. Ma siamo sicuri che non esistesse un altro sistema per far sì che il professionista potesse continuare a fornire il proprio supporto alla Sanità locale?” L’ultima frase fa rimanere di sasso. Quindi in casi del genere, per Firrincieli potrebbe esserci una terza via, cioè la possibilità di fare continuare il lavoro a un primario raggiunto da accuse certamente tutte da dimostrare nelle sedi competenti, ma ancora in fase di indagini preliminari. Una simile evenienza è prevista solo in fase successiva, a volte anche dopo una condanna lieve.
Si tratterebbe, pertanto, di un’inedita applicazione, inapplicabile, del codice di procedura penale. 

Firrincieli potrebbe allora scriverne il testo e inviarlo a un componente del M5S in Parlamento per la presentazione di una proposta di legge. Al momento, si limita a suggerire ai magistrati su come comportarsi in casi simili: un altro sistema per far sì che un primario agli arresti domiciliari possa continuare a fornire il proprio supporto alla sanità locale.

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