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Fiume Dirillo, il grande malato. Si interverrà davvero e come?

La notizia è quella che potrebbe passare inosservata o sotto silenzio. La Regione ha stanziato i fondi per gli interventi di manutenzione nel fiume Dirillo. Si tratta di quel fiume che nasce in territorio di Catania, nella zona di Vizzini e che attraversa poi la vasta piana del versante occidentale della provincia, laddove sorgono numerosi carciofeti (nella zona di Mazzarrone e Acate), impianti serricoli (ad Acate) e anche alcuni vigneti (tra Vittoria e Acate).

Quel fiume da sempre è croce e delizia degli agricoltori., di tutti coloro che in un’area vasta e molto fertile hanno impiantato le loro colture.

Le cause di un problema antico: gli scarti agricoli nel fiume e la Diga di Ragoleto

La manutenzione del fiume, da sempre, è un grande problema. E lo è ancor di più la gestione della cosiddetta “diga di Licodia”, cioè quel grande bacino idrico creato dall’Anci negli anni 50 del secolo scorso, per regimare le acque del Dirillo e permetterne l’utilizzo al servizio del Petrolchimico di Gela.

Quel grande invaso artificiale, quando piove, si trasforma in un problema. Se l’invaso si riempie oltre un certo limite, gli addetti aprono le paratie e l’acqua si riversa nei campi, distruggendo le colture. È accaduto nel febbraio 2022, con il grande urgano che funestò per due giorni il territorio ibleo. Era accaduto anche nel 2022, con il ciclone Athos e con altri violenti acquazzoni che devastarono il territorio.

La conta dei danni e la richiesta dei risarcimenti sono sempre rimasti esercizi quasi inutili. Perché per i danni del 2012, ad esempio, dopo 11 anni di attesa, per gli agricoltori sono arrivate solo le briciole.  Anche lo scorso anno si sono tenute assemblee, gli agricoltori hanno protestato, è venuto in visita anche il vicepresidente della Regione, Luca Sammartino.

L’annuncio della Regione, che stanzia i fondi per sistemate il Dirillo, arriva quindi in un momento preciso. Il problema è serio e vero e da parte del mondo politico non c’è mai stata la volontà di affrontarlo seriamente.

Si parte con i progetti. Quando saranno realizzate le opere ?

Che cosa si realizzerà con il finanziamento regionale ? I bandi di gara parlano di “servizi di ingegneria e architettura” e di “indagini geologiche utili alla stesura del documento progettuale”. Bisognerà ricostruire gli argini e ripristinare le sezioni idrauliche rimuovendo i detriti ed effettuando la pulizia degli alvei ostruiti da una folta vegetazione. Saranno realizzate alcune vasche di laminazione in grado di contenere l’eventuale acqua in eccesso: si tratta di grandi vasche dove dovrebbe confluire l’enorme quantità di acqua di improvvisi acquazzoni. Le opere saranno eseguite nel fiume Dirillo e nel suo affluente, il torrente Ficuzza.

Basteranno. Per un certo periodo di tempo forse si. Poi il problema si ripresenterà. Perché la manutenzione deve essere costante e deve fare i conti anche con l’enorme quantità di detriti (anche derivanti da scarti agricoli) che vengono lasciati lungo l’argine del fiume lungo i 47 chilometri della sua lunghezza, prima di sfociare nel Mediterraneo al confine tra le province di Ragusa e Caltanissetta. Nulla si dice, per il momento, della gestione della diga di Ragoleto, spesso sotto accusa da parte degli agricoltori che vedono sconvolte le loro annate agrarie, distrutti i loro sforzi e le loro speranze.

Con questo stanziamento si accende una speranza, che potrebbe essere davvero troppo piccola. E che arriva persino in ritardo perché dall’ultima esondazione è passato quasi un anno. E i finanziamenti arrivano ora. Per di più, in questa fase, l’incarico affidato alla Cervarolo Ingegneria srl di Cosenza è solo per l’esecuzione dei rilievi e lo studio di massima. Per i lavori bisognerà attendere ancora. La ditta ha presentato un ribasso del 51 per cento e l’importo complessivo è di 157 mila euro. Anche i ribassi troppo alti fanno scattare mille interrogativi.

Si tratta quindi di un primo tassello. Altri ne seguiranno. Se si riuscirà a risolvere almeno in parte il problema e dare risposte certe agli agricoltori della zona è ancora presto per dirlo. Ce lo dirà la storia futura. Vorremo, tra qualche tempo, ritrovarci a scrivere ancora, come lo scorso anno, dei danni enormi apportati alle aziende agricole della zona.