“Bisogna prendere atto
che con l’esito referendario vi è stato un ribaltamento politico del ruolo
delle ex Province. Mentre prima il percorso era quello di sopprimerle e di
eliminare i costi, ora il ragionamento è totalmente opposto: le Province
restano e lo conferma il disegno di legge approvato dalla prima commissione
all?Ars che reintroduce l’elezione diretta del presidente e del Consiglio dei Liberi Consorzi e di
conseguenza bisogna reintrodurre le spese di gestione per questi Enti”.
Così Dario
Cartabellotta, commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di
Ragusa, che ha sostenuto ieri a Palermo durante la conferenza Regione-Autonomie
Locali dell’esigenza di iniziative istituzionali per dar corpo “alla ritrovata
funzionale costituzionale delle ex Province e alla necessaria copertura finanziaria
per i servizi da erogare”.
La Conferenza non ha
trovato l’accordo per il decreto di riparto dei 26 milioni inseriti nel
bilancio regionale ma si è limitata a prendere atto della ripartizione in
percentuale alle 9 ex Province dei 65 milioni e 918 mila euro come parziale
contributo del prelievo forzoso operato dallo Stato.
“Non dimentichiamo che
l’indagine della Corte dei Conti sullo stato di salute delle ex Province –
aggiunge Cartabellotta – ha sottolineato “il diverso disegno strategico del
legislatore regionale che, a differenza di quanto previsto a livello nazionale
– ove prevale una riallocazione presso altri livelli di governo – tende al
mantenimento e addirittura all’implementazione delle funzioni precedentemente
assegnate agli enti intermedi. Gli ‘enti subentranti’ – sostiene ancora la
Corte dei Conti – nella successione istituzionale delle ex Province regionali
sono i Liberi Consorzi e le Città Metropolitane, i quali, allo stato sono
destinatari degli obblighi di contribuzione alla finanza pubblica (prelievo
forzoso dello Stato) ma si trovano per di più, esclusi dal riparto dei sostegni
finanziari per le ex Province, finalizzati a garantire la continuità dei
servizi essenziali, previsto invece a livello nazionale dalla legge 208/2015.
Da questa
considerazione della Corte dei Conti – conclude Cartabellotta – bisogna
ripartire sul piano politico perché è consequenziale che se alle ex province in
Sicilia permangono le funzioni, anzi addirittura implementate è necessaria la
doverosa copertura finanziaria”.