La gestione delle acque potabili del Comune di Ragusa (sollevamenti idrici “Lusia” e “San Leonardo” e “distribuzione idrica”) è affidata, da ben 15 anni, mediante tre procedure aperte (tante quanti sono i lotti), a cooperative sociali di tipo “B”. Le cooperative sociali di tipo “B”, volute dalla legge 381/91, sono un particolare tipo di società che si prefiggono lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini, e che gestiscono attività varie finalizzate all’inserimento, nel mercato del lavoro, di persone svantaggiate. “Dopo le ultime tre gare “a procedura aperta”, affidate nel mese di dicembre del 2012, con le scadenze: lotto A 1 maggio 2013; lotto B 20 maggio 2013; lotto C 15 maggio 2013 – dicono i consiglieri comunali del Pd Mario D’Asta e Giorgio Massari – nessuna nuova gara è stata celebrata, mentre tutta una serie di proroghe sono concesse alle due cooperative che gestiscono i tre servizi. Sei sono le proroghe, di cui le ultime tre concesse dall’amministrazione Piccitto. Escludendo le prime due, le altre quattro proroghe sono dichiaratamente illegittime. La proroga è un istituto adoperato dalle amministrazioni per il tempo strettamente necessario per avviare e completare le procedure di gara. Il semestre può ritenersi la soglia massima ragionevolmente accettabile, potendo garantire contro l’insorgere di eventuali imprevisti nell’espletamento della selezione. Il 23 maggio 2014, con la determinazione n. 906, il settore VI del Comune di Ragusa pubblica la perizia “Progetto per la gestione triennale del servizio idrico comunale: captazione, distribuzione e sollevamento idrico”, e accorpa, in un unico lotto, i tre lotti funzionali, realizzando una violazione al dettato di cui al comma 1-bis dell’art. 2 del d.lgs 163/2006 che recita “Nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di appalti pubblici, al fine di favorire l’accesso delle piccole e medie imprese, le stazioni appaltanti devono, ove possibile ed economicamente conveniente, suddividere gli appalti in lotti funzionali”. “Nella determina a contrarre le stazioni appaltanti indicano le motivazioni circa la mancata suddivisione dell’appalto in lotti”. Tutto ciò è accaduto anche in violazione delle direttive operative impartite, con circolare n. 3 del 14/11/2013, dall’assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità, che reca “Precisazioni sull’applicabilità delle modifiche apportate al d.lgs 163/2006 dalle leggi n. 98/2013 e n. 125/2013”. “Risulta chiaro l’intento del legislatore di favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese, ed una delle modalità è quella di suddividere gli appalti in più lotti funzionali; infatti è la mancata suddivisione in lotti funzionali che dovrà essere adeguatamente motivata nella determina a contrarre…”.
“Nella determina in questione – aggiungono D’Asta e Massari – viene altresì richiesto, a dimostrazione della capacità economico-finanziaria, un fatturato globale d’impresa conseguito negli ultimi tre anni, non inferiore a 6.000.000 di euro, e un fatturato riferito alla gestione di servizi idrici, non inferiore a 2.500.000 di euro. E’ una ulteriore violazione del dettato di cui al comma 1-bis dell’art. 2 del d.lgs 163/2006 che sottolinea come: “I criteri di partecipazione alle gare devono essere tali da non escludere le piccole e medie imprese”. L’abnorme entità dei volumi d’affari richiesti esclude dalla gara, di fatto, le piccole e medie imprese, decretando la fine delle cooperative sociali operanti sul territorio ragusano. Infine, il computo metrico allegato alla determinazione in questione, fissa in 27 il totale dei lavoratori da adibire alla gestione dei servizi idrici, il cui numero, da anni ed in atto, è di 39 unità. L’amministrazione, che dovrebbe creare nuove opportunità di lavoro, sopprime invece ben 12 posti di lavoro. E questa circostanza è da denunciare con forza. Non è possibile consentire, in un periodo simile, una tale defaillance. Ma cosa stanno combinando a palazzo dell’Aquila?”.