Giornata della memoria. Il ricordo di quel 28 gennaio 1943, giorno di lutto per Scicli dopo il primo di tre bombardamenti

Quell’incursione aerea causò 25 morti fra otto soldati e diciassette civili. Le vittime furono a Villa Penna, al quartiere San Giuseppe, nei pressi delle scuole di via Bixio, in via Oliveto, in corso Umberto, in via Guicciardini e nei quartieri limitrofi. A Villa Penna il Comune di Scicli ha voluto ricordare il triste evento con una Santa Messa celebrata, oggi, dal vicario foraneo don Ignazio La China e con l’installazione di una targa in memoria delle vittime del bombardamento. Fu proprio don Ignazio La China lo scorso anno a raccontare il tragico episodio in cui ha perso la vita suo zio Giovannino appena 18enne perchè colpito dall’esplosione di una bomba proprio a Villa Penna la cui famiglia aveva la cura del verde dell’impianto. A chiedere che l’ente facesse qualcosa di concreto è stata la comunità “Eccomi” dopo quella storia raccontata da don Ignazio La China che portò alla scoperta di altri morti civili a seguito dei bombardamenti. Anche la  presidente del Consiglio comunale Desirè Ficili si è vista approvare dal Consiglio comunale la mozione di indirizzo contenente l’istituzione del momento commemorativo a Villa Penna, teatro dei bombardamento del 28 gennaio del 1943.
Alla Santa Messa di oggi presenti autorità civili e militari, primo fra tutti il sindaco Mario Marino. Scoperta la lapide commemorativa nel luogo della tragedia. 

In memoria delle vittime dei bombardamenti aerei su Scicli del 28 Gennaio 1943 anche una lirica scritta da Marilena Tasca, fondatrice della Comunità Eccomi. 

“Folle Follia la guerra” il titolo. Il testo della lirica. E senza un amen falciati, gli occhi sbarrati all’ ultimo sguardo che li aveva segnati implorano giustizia dalla follia della guerra che alla morte ingiusta li aveva consegnati. Sotto la gonna della mamma la piccolina, Lina trova riparo e Rosa la salva con il suo ultimo abbraccio che dal cielo quell’abbraccio mai lasciato. I diciott’ anni di Giovanni riversi tra i fiori che il padre custode della villa aveva coltivati si tingono di rosso, affranti e fanno da cuscino al capo reclino di Giovanni, colpito dalle schegge maledette erroneamente dalle bombe sganciate. E ancora lungo le strade i corpi di altri, tanti, al suolo riversati grondano sangue ingiusto: sacrificati. Le mamme dalla cava accorrono in cerca dei figli, disperate donne gridano i nomi dei mariti stesi al suolo falciati. E Scicli piange e grida ovunque attorno alla villa corpi inermi e con mezzi improvvisati scale di legno per la raccolta delle olive ora barelle, e su di esse, portati. La nostra amata Scicli colpita trafitta al cuore piange la morte dei suoi figli amati. O Scicli mia grida con me e implora: Folle follia la guerra ingiusta sempre semina morte e odio Che da essa il buon Dio ci abbia a preservare.

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