“La crisi morde. Anche Ragusa soffre”. Questo lo slogan per presentare la situazione economica in provincia di Ragusa. La Camera di Commercio ha avviato le attività della Giornata dell’Economia 2012, che vede ogni anno il sistema camerale impegnato a presentare le osservazioni sull’economia del territorio analizzata appunto con l’occhio specialistico di chi delle imprese detiene le informazioni sulla nascita, la morte, la trasformazione.
Seguirà un convegno di approfondimento, nel corso del quale in giugno saranno presentare delle riflessioni di approfondimento sui fenomeni più significativi dell’economia provinciale.
Nella relazione del segretario generale Carmelo Arezzo è stato messo in evidenza il momento molto difficile che l’economia provinciale sta attraversando, nonostante il saldo positivo nella natimortalità.
Ragusa si colloca bene nella classifica della presenza di giovani e di donne e di extracomunitari nell’ambito del sistema delle imprese, e registra un indice rilevante di vere “nuove imprese”, rispetto alla imprese che vengono fuori da trasformazioni o fusioni, confermando una dinamicità del proprio assetto produttivo.
Ma per il resto l’economia è in affanno, con una disoccupazione che passa a due cifre, toccando il 12,5%, con un tasso di occupazione che si ridimensiona, con il crescente numero di imprese in liquidazione, con un calo del valore aggiunto complessivo e procapite e con proiezioni tutt’altro che esaltanti per il biennio 2013-2014.
Restano dai dati resi disponibili dalla Camera di Commercio ampi spazi per crescere nel turismo e nei servizi innovativi, ma bisogna puntare sulla capacità di fare rete tra imprese anche di territori diversi, e sulla innovazione tecnologica, sforzandosi anche di confrontarsi con mercati esteri non tradizionali. Altrimenti il dato del volume delle esportazioni che ha segnato un regresso nell’ultimo anno, in modo particolare per un forte calo dell’export dei prodotti agricoli, è destinato a ridimensionarsi ulteriormente.
Così la collocazione della provincia, attraverso due studi molto attenti curati anche da Unioncamere, tra le province in larga misura inserite tra le “aree in difficile transizione” e le province, sul fronte della innovazione, da considerare “territori a basso tenore di innovazione” lascia comprendere come siano ormai passati i periodi in cui si parlava di “modello Ragusa” e si fa non più rinviabile accanto alle imprese private uno sforzo impegnativo delle risorse pubbliche orientate a creare le condizioni per un nuovo sviluppo.