GIOVANNI BARONE, SINDACO MANCATO, PERDE BUONE OCCASIONI DI STARE IN SILENZIO

In politica, è giusto che l’opposizione disapprovi, critichi e contesti le iniziative messe in campo dalla forza di governo. Tuttavia, sarebbe più giusto se, quando svolge questa legittima attività di controllo sull’operato dell’amministrazione, lo facesse con cognizione di causa, leggendosi i documenti e informandosi, invece di sparare a zero alzando polveroni inutili e inconsistenti.

      Giovanni Barone, mancato sindaco, da qualche giorno imperversa sugli organi di stampa con una polemica a dir poco incredibile, giacché non trova, come spiegheremo, alcuna giustificazione né politica, né di altra natura.

     Barone pone diverse domande in merito ai 100mila euro stanziati per il comparto agricolo. Domande di cui, uno che aspirava a fare il sindaco, dovrebbe conoscere già le risposte. E non perché queste risposte le abbiamo date e ridate in tutti i luoghi e in tutte le salse o perché c’è una delibera di giunta che contiene un programma dettagliato da cui si evince come questa amministrazione intende investire i soldi stanziati – delibera che Barone avrebbe dovuto quantomeno leggere prima di agitare inconsultamente e immotivatamente le acque – ma perché, lo ribadiamo, uno che aspirava a fare il sindaco queste cose le deve sapere a prescindere. Perché se non le sa, non il sindaco, ma neanche l’amministratore di condominio può fare! Ma tant’è.

     Cogliamo questa occasione per chiarire, non tanto a lui ma ai santacrocesi, il senso e il valore di questo provvedimento che, detto per inciso, non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma, nel corso dell’ultima campagna elettorale a Santa Croce, è stato ampiamente annunciato e spiegato come uno dei capisaldi del programma elettorale che ci ha portato alla vittoria.

     I 100mila euro serviranno a creare e promuovere un Marchio collettivo, per qualificare aziende e prodotti agricoli radicati a livello locale, per valorizzare in chiave turistica e socio-economica il territorio di Santa Croce Camerina nel tentativo di sostenere lo sviluppo e rilanciare l’economia tutta del nostro paese.

     Come?

     Attraverso un’attività di marketing e promozione di tutto il territorio. La gran parte della somma stanziata, infatti, nei progetti e nell’intenzione dell’amministrazione comunale servirà per partecipare a fiere nazionali e internazionali presso cui promuovere bensì il Marchio, le aziende che vi aderiranno e i prodotti orticoli locali (pomodori, zucchine, melanzane, ecc.), ma, nel contempo, tutti i prodotti tipici nostrani (il pane di San Giuseppe, il fagiolino dall’occhio nero, ecc.) e le zone rivierasche, con evidente ricaduta economica per tutto il settore commerciale, ristorativo e ricettivo-alberghiero.

     Intimare di spendere questi soldi entro il 31 dicembre di quest’anno, oppure, se non vi si riesce, di stornarli e impegnarli per altre cose, denota scarsa, scarsissima conoscenza della macchina amministrativa e finanziaria dell’Ente. Perché anche quando non si riuscisse a spenderli, non è che questi soldi si perderanno: ce li ritroveremo disponibili nelle casse dell’ente, come risparmio di spesa, l’anno prossimo. Toglierli dal capitolo di spesa, significherebbe, invece, rinunciare del tutto a quanto sopra detto, al progetto di sostegno e rilancio dell’economia locale, e venire meno a una promessa precisa fatta in campagna elettorale. Questa amministrazione, diversamente da altre, è seria e di parola e mantiene sempre le sue promesse.   

     Ora, l’unica polemica possibile e plausibile da parte del mancato sindaco e dei suoi accoliti, dovrebbe vertere sul fatto che per questi progetti, bensì ambiziosi ma non impossibili, lo stanziamento di 100mila euro potrebbe risultare non sufficiente. E dunque dovrebbero fare polemica per stanziare più soldi (ove, fatti salvi gli equilibri di bilancio, fosse possibile), anziché sostenere di togliere quelli che sono stati impegnati. Tutto questo è davvero surreale e lascia trapelare, nella migliore delle ipotesi, grossolana ignoranza politico-amministrativa, condita con un pizzico di malafede; disinteresse autentico nei riguardi dell’economia del territorio e, dunque, nei riguardi dell’agricoltura che di quell’economia, nel nostro paese, è perno e pilastro, nella peggiore delle ipotesi.

     Riguardo alla questione degli scarti vegetali, ancora una volta, il mancato sindaco, forse ormai in preda agli astratti furori causati dalla sconfitta, perde un’altra buona occasione di starsene in silenzio. La polemica che solleva, infatti, è destituita di ogni fondamento e denota sconoscenza degli atti amministrativi consumati in questi mesi. Barone dovrebbe conoscere il contenuto di una ordinanza del sindaco in merito alla questione in oggetto che, “in deroga alle disposizioni vigenti”, avverte “i soggetti titolari di aziende agricole dediti alla coltivazione di prodotti orticoli, in serra o campo aperto, le cui coltivazioni risultino infette da insetti fitofagi”, che “potranno effettuare l’incenerimento dei residui vegetali derivanti dal ciclo di lavorazione aziendale”. Segue, quindi, l’elenco delle modalità con cui è possibile effettuare l’incenerimento.

     Ora, chiarito quello che c’era da chiarire, abbiamo noi due domande, facili facili, da fare al mancato sindaco.

1)     Non essendo Barone un nuovo soggetto politico, avendo ricoperto le cariche di vice-sindaco e presidente del Consiglio comunale nei 10 anni scorsi, può per favore rendere edotta la cittadinanza sui provvedimenti, gli stanziamenti, le attività, gli impegni concreti presi e adottati dalla passata amministrazione per l’agricoltura locale e i suoi operatori?

2)     Può, per favore, rendere edotta la cittadinanza su cosa avrebbe fatto lui per l’agricoltura locale e i suoi operatori, se i santacrocesi non avessero deciso di voltare pagina e fosse stato il sindaco di Santa Croce?

Il sindaco e la giunta