“GLI ERRORI DELLE DONNE (IN AMORE)”

“Gli errori delle donne (in amore)” è il titolo di un libro, che oltre che incuriosita mi ha anche “divertita”,  scritto dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone. L’ho trovato molto interessante, già a partire dalle premesse: Chi meglio di un uomo può capire le donne? Nardone afferma infatti che il suo libro nasce proprio da questa riflessione: un uomo, perché più obiettivo e meno disincantato, può capire il mondo femminile meglio di una donna, capace di costruirsi “sublimi autoinganni” di cui diventa spesso prigioniera. Il motivo invece per cui l’autore ha scritto sugli errori delle donne e non su quelli degli uomini, è che sono principalmente le donne a chiedere aiuto. Questo significa ritenerle non coloro che “più sbagliano” ma coloro che possiedono più risorse e potere per un cambiamento costruttivo nel rapporto con l’universo maschile. Questi errori sono riconducibili a dei pattern, cioè copioni messi di volta in volta in atto. Il problema emerge proprio in questa “ripetitività”, nell’incapacità di abbandonare il “personaggio”, anche di fronte a ripetuti fallimenti.

Nardone individua diciassette pattern/copioni sentimentali che vi presento brevemente nelle loro peculiarità:

  • La fata: bella, brava, buona, apparentemente perfetta. Il limite è l’incapacità al conflitto e la tendenza a voler superare sempre tutti i contrasti e i problemi, anche quando non si dovrebbe e potrebbe più. Il mito rincorso è quello della perfezione, che le si ritorcerà contro.
  • Colei che cerca il principe azzurro: la vera tragedia è che questo tipo d’uomo è una rarità e la maggior parte delle “cercatrici” si accontenta. Ma al primo mantello azzurro riscatta in lei il desiderio, spessissimo fallimentare, di conquistarlo, sconvolgendo la propria realtà. E’ una donna insoddisfatta, pronta a perdere i sensi per uomini opposti a quello di cui si è accontentata.
  • La bella addormentata: in attesa del bacio che la risvegli. Se l’attesa si prolunga, finisce con l’accontentarsi del bravo ragazzo, formando una coppia di bravi e buoni. Però se l’addormentata trova chi la “sveglia”, si trasforma nel suo opposto per realizzare i suoi più nascosti desideri. Sono donne di solito che si “destano” un po’ tardi, mandando all’aria tutto il loro passato.
  • La baciatrice di rospi: è il voler vedere nella “bestia” qualcosa di buono che però non c’è. E’ un meraviglioso autoinganno che attira verso soggetti in realtà da evitare. E tali soggetti più baci ricevono più restano bestie, perché tale donna con il suo comportamento rinforza in loro la convinzione che vanno bene così.
  • La seduttrice: incantatrice e irresistibile ma autodistruttiva. Per lei sedurre è indispensabile, le da conferma sulla sua identità e perciò gioca sempre al rialzo, facendo delle sue doti, all’interno della relazione, i suoi più grandi limiti. Il suo partner non si fida di lei.
  • L’amazzone: tende a primeggiare, ma ricerca l’uomo che riesca ad essere sia dominatore che dominato. Queste dinamiche ricercate per tutta la vita, le fanno vivere relazioni fallimentari.
  • La camaleontica: si adatta a qualsiasi situazione, sottomettendosi in maniera compiaciuta e non frustrante. Modellata al suo partner, è complice di una vita relazionale povera e routinaria.
  • La strega: l’opposto della fata, aggressiva e volgare, ma più desiderata di lei. I suoi rapporti sono quasi sempre occasionali e mai duraturi e spesso finisce con il farsi terra bruciata intorno.
  • La braccatrice: ogni mezzo è lecito, anche le amicizie, per trovare un compagno (qualsiasi) e fare famiglia. Un rassicurante grigiore che protegge dai colori (rischiosi) della vita.
  • La crocerossina: spende tutta se stessa per curare l’uomo che non deve guarire, ma restare in costante “agonia” per continuare ad avere bisogno di lei. Se lui guarisce, la sua missione fallisce.
  • La dilagante: soffoca con la sua energia dilagante e il suo fare esplosivo il partner, che sviluppa verso lei nel tempo un impulso al distacco alle sue critiche, ingiunzioni, accuse.
  • La moralista: detentrice della verità, di solito sceglie un partner “bacchettone” quanto lei. C’è molta inibizione sentimentale ed emotiva che, se stimolata, può trasformarla nel suo opposto.
  • La manager: donna d’oggi, spesso sceglie lo “smidollato” per proteggerlo e guidarlo, diventando una direttrice più che un partner. Uno dei copioni più fallimentari, dove spesso è lui ad andarsene.
  • La traghettatrice: mulier fortis che assiste il partner nel raggiungimento degli obiettivi e superamento dei limiti. Spesso, dopo il “traghettamento”, viene lasciata dall’ormai abile uomo.
  • La nave-scuola: donne mature che stanno con uomini molto più giovani di loro. Ruolo gratificante di educatrice sentimentale, ma tragico per l’epilogo quasi sempre scontato dell’abbandono di lui.
  • La leccatrice di ferite: curano gli uomini dalle sofferenti relazioni passate. Tre possibili finali: risanato, lui la lascia per un’altra o per la ex (pronta a rimassacrarlo) o rimane ferito e inappagante.
  • Penelope: il copione femminile più antico, in cui oggi però lei non rappresenta il partner ufficiale ma l’amante che aspetta inutilmente, a volte una vita intera, che lui lasci la moglie per stare con lei.  

L’invito è di non “standardizzarsi” in uno o più copioni ma selezionarne alternativi, che siano non opposti ma complementari, congruenti, tale da diventare un contrappeso di salvezza. E’ l’inizio del cambiamento.