Sono arrivati gli “ufo” e sono atterrati sulle spiagge del Ragusano. Ovvero l’invasione dei “mostri marini”, e più esattamente, come spiegano le foto di Silvio Rizzo, le “velella velella”, cioè la famosa barchetta di San Pietro spesso viene ritrovata sulle rive (o al massimo a 1-2 cm di profondità nell’acqua) di tutti gli oceani, con una preferenza per le acque calde o temperate.
Come gli altri cnidari, Velella velella è un animale carnivoro. Cattura la sua preda, generalmente plancton, tramite i tentacoli che contengono delle tossine. Tali tossine, pur essendo efficaci contro la preda, sono innocue per gli esseri umani, per il fatto che non riescono a penetrare nella pelle e non causano nessuna reazione alla cute dell’uomo. Ciononostante, è preferibile evitare di toccarsi gli occhi dopo aver preso in mano un Velella velella.
A forma di dischetto ovale, del diametro di 4-7 cm, sormontato da una cresta verticale che sembra una vela di un minuscolo scafo (da cui appunto il nome “velella”). Al di sotto della vela verticale, composta dalla forma medusoide, sono presenti vari zoidi che svolgono diverse funzioni: gastrozoidi (con funzioni nutritizie), dattilozoidi (con funzioni difensive) e gonozoidi (con funzioni riproduttive).