GRANDE MONTALBANO. SBIRRO DI LUSSO MA MASCHIO IN DIFFICOLTA’.

 

Che smacco. Lo sarebbe per chiunque, per qualunque maschio. Ma lo è ancora di più per un maschio siciliano (sempre ammesso che sia tale, cioè maschio e siciliano), e per di più poliziotto.

Quanto si è visto nella seconda puntata dello sceneggiato televisivo ha confermato la bontà del progetto artistico, con trama forte (del resto Camilleri è un prodotto garantito), attori di livello notevole, veramente, e poi quegli sfondi che sono a noi iblei familiari ma sempre belli e originali agli occhi dei foresti. Lo smacco al quale si fa cenno è chiaro a tutti: Mary, la zita del giovane Montalbano lo ha di fatto sostituito. Lo ha fatto, a dire il vero, del tutto giustificatamente: il commissario non vuole saperne di sposarla, e questo è già bastevole per una brava ragazza sicula che al matrimonio guarda come un legittimo, naturale, scontato traguardo di una vita che sin dall’infanzia a quello è destinata (si ricordi che le inchieste del giovane Montalbano sono ambientate nel 1991, e sono adesso venti anni). Ma non solo. Mary si è convinta che il poliziotto suo zito la tradisca, e se anche questo convincimento è frutto di un classico equivoco (la famosa telefonata, nel cuore della notte, della vecchia Ciccina che deve riferire al commissario la tragica storia dell’avvelenamento di mezzo secolo prima), c’è poco da fare: ai suoi occhi e soprattutto al suo cuore sempre di corna si tratta.

La scena di quando il commissario, in missione a Catania per delineare i contorni di una sua inchiesta, vuole fare una sorpresa a Mary andando a prenderla all’uscita da scuola, e la osserva non visto mentre sale in vespa (“senza casco” mi ha subito gridato mio figlio che non può sapere, piccolino, che nel 1991 la legge per l’obbligo del prezioso accessorio non era ancora in vigore) e si sbaciucchia con un prestante ragazzone, è emblematica. Quanti non hanno provato la rabbia, lo sconcerto, le gambe molli di una sorpresa bruttissima legata ai fatti di cuore alzino la mano. Deve capitare, almeno una volta nella vita, per crescere meglio. Ne sono convinto. Ma questo inaspettato abisso sentimentale (perché si capisce che lo sbirro ama la professoressa) nel quale precipita Montalbano è purtroppo foriero – lo sappiamo tutti noi appassionati delle storie camilleriane – di una disgrazia ancora maggiore. Insomma, confessiamolo: Mary era ragazza giovane simpatica e siciliana (e discretamente bella). L’aver interrotto il fidanzamento con Salvo Montalbano porterà (già nella prossima puntata, l’abbiamo visto nel “prossimamente”) all’inevitabile, deleterio, funesto incontro con la continentale Livia. Quella cosa longa ammatila, bianca e slavata come sanno esserlo solo le donne bionde naturali ma prive di colore. Quella ligure che farà penare il nostro eroe con scene di gelosia e rotture di palle colossali. Gli appassionati di Camilleri e soprattutto le lettrici del Maestro di Porto Empedocle odiano Livia, tutti. Siamo infatti ancora in attesa che lo scrittore tanto bravo quanto prolifico la faccia definitivamente scomparire (si intende dalla vita di Montalbano, per carità). E così, nei libri e nelle puntate del Montalbano nuovamente cinquantenne, si potrebbe anche immaginare un incontro di quelli che a volte nella vita capitano: la vecchia fiamma, ovviamente vedova, che al primo sguardo scioglie il cuore di pietra di Salvo Montalbano (appare evidente che nel caso Camilleri dovesse adottare questo escamotage letterario, Hicsuntleones svelerà la sua identità – anche a vantaggio/svantaggio del dottor Giorgio Massari, non lo abbiamo dimenticato, tranquilli – e pretenderà i diritti d’autore).

 

Hicsuntleones

 

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