Dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il 5 gennaio scorso il nuovo decreto legge per rallentare la curva di crescita dei contagi, con le misure principali che contemplano l’obbligo vaccinale per gli over 50 e l’estensione dell’obbligo di “green pass” per accedere alle attività di servizio alle persone, Confcommercio Sicilia unisce la propria voce alle perplessità manifestate dal nazionale evidenziando che “le nuove disposizioni – sottolinea il presidente regionale Gianluca Manenti – estendono l’obbligo di green-pass ordinario anche per l’accesso a tutte le attività commerciali, fatte salve le “eccezioni” che saranno individuate per il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona. Ci preoccupiamo del fatto che sarà necessario contenere l’impatto organizzativo di un improprio ruolo di controllo e verifica da parte degli esercenti.
Viene altresì riproposto il problema, che è stato già sperimentato, della concreta individuazione delle ‘eccezioni’ e delle ‘esigenze essenziali e primarie’ con il connesso rischio di scelte contraddittorie o discriminanti. Tutto ciò si sta consumando senza che siano state ancora predisposte misure di sostegno per le imprese colpite dalla recrudescenza della pandemia, a partire dalle imprese della filiera del turismo e dall’esigenza di un nuovo ciclo di ‘cassa Covid’ con efficacia retroattiva dal primo gennaio”.
Manenti aggiunge che “Confcommercio Sicilia ha la consapevolezza che si tratta di una scelta che risponde alla necessità di contrastare la diffusione dei contagi e che, come avevamo richiesto a seguito delle chiusure dello scorso anno, evita anche nuove chiusure alle nostre attività. L’esempio dei negozi di abbigliamento, calzature e pelletterie che hanno subito la chiusura forzata durante i precedenti lockdown per ben 138 giorni, pari al 35% della loro capacità lavorativa, senza peraltro ottenere alcun tipo di attenzione, è sintomatico considerato che hanno dovuto ricorrere a politiche di riduzione dei prezzi per non avere troppe rimanenze nei magazzini. Per questo, serve attenzione a un settore già gravemente compromesso e che stenta a ripartire. Chiediamo crediti d’imposta per le giacenze di magazzino del commercio moda, ad oggi inspiegabilmente concessi esclusivamente all’industria della moda”.