Guardia di Finanza scopre banca cinese fantasma, sequestri per 116 milioni di euro

Nove misure cautelari personali e sequestri per oltre 116 milioni di euro. E’ il bilancio della operazione con la quale il Comando provinciale della Guardia di finanza di Ancona, su delega dell’European public prosecutor’s office, sta smantellando in tutta Italia un’associazione per delinquere cinese, finalizzata a una frode fiscale internazionale per centinaia di milioni di euro e al riciclaggio. Scoperta e sequestrata una Chinese Underground Bank dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, utilizzati per raccogliere, stoccare e riconsegnare il denaro da riciclare.

Complessivamente, nelle attivita’ sono impegnati 250 finanzieri, 80 auto, un elicottero, 4 unita’ cinofile cash-dog: in dotazione apparecchiature scanner per la ricerca di intercapedini. Maggiori dettagli saranno forniti nella conferenza stampa che il comandante regionale Marche della Guardia di finanza, generale Nicola Altiero, terra’ alle 10:30 nella sede del Comando regionale Marche di piazza del Plebiscito ad Ancona.

Due persone, ritenute i promotori dell’organizzazione, sono finiti in carcere, per altri cinque sono stati disposti gli arresti domiciliari, con l’uso del braccialetto elettronico, e per altre due l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Da quanto sarebbe emerso nel corso delle indagini, inizialmente condotte dalle fiamme gialle di Milano impiegate presso la procura europea, era stato messo in piedi un complesso schema di frode fiscale internazionale, realizzata attraverso numerose imprese in realta’ inesistenti, che avevano importato dalla Cina centinaia di container, contenenti principalmente abbigliamento e accessori, transitati dalla Grecia e immessi in consumo in Italia dopo una serie di triangolazioni con svariate societa’ fantasma italiane, bulgare e greche in evasione di Iva e dei dazi doganali.

Secondo gli inquirenti, un’attivita’ che avrebbe sottratto al fisco oltre 500 milioni di euro, una liquidita’ illecita poi ripulita mediante un sofisticato sistema di riciclaggio, realizzato mediante l’utilizzo di una Chinese Underground Bank, dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, situati in Civitanova Marche e Corridonia, nelle Marche.

Presso tre sportelli bancari, nascosti all’interno di una villa, di un’agenzia viaggi e di un Cash&Carry, l’organizzazione cinese si occupava di raccogliere denaro da riciclare e di stoccarlo, per poi consegnarlo ai clienti che ne avevano preventivamente ordinato il prelievo.

Per garantire la massima velocita’ e riservatezza delle operazioni, l’organizzazione aveva fornito gli uffici dell’agenzia viaggi di una macchina conta soldi e aveva la disponibilita’ di un caveau, all’interno del quale venivano stoccate le banconote. Denaro contante che successivamente veniva ritirato direttamente agli sportelli o inviato in diverse regioni d’Italia mediante corrieri o trasferito all’estero tramite conti virtuali con destinazione finale la Cina.

I clienti, a fronte del prelievo del denaro contante, procedevano a effettuare bonifici su conti correnti nazionali ed esteri riconducibili ai componenti dell’associazione criminale che, per tale servizio, trattenevano una percentuale sulle somme movimentate. I finanzieri hanno verificato che il denaro transitava tra Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, per poi essere inviato in Cina e, in parte, anche in Italia per essere investite dagli indagati. L’attivita’ delle fiamme gialle di Ancona ha messo sotto la lente d’ingrandimento centinaia di negozi giuridici e trascrizioni immobiliari, permettendo di accertare la disponibilita’ di numerosi immobili e attivita’ commerciali in diversi comuni della regione.

Sono stati cosi’ apposti i sigilli su 9 unita’ immobiliari, cinque attivita’ di ristorazione, conti correnti e autovetture di lusso nella disponibilita’ degli indagati; in particolare, e’ stata sequestrata una cittadella commerciale a Civitanova Marche, all’interno della quale sono presenti vari punti vendita al dettaglio e all’ingrosso gestiti da cinesi. Il sequestro di beni per 116 milioni, formalmente intestati a soggetti prestanome e a societa’ apparentemente terze ma di fatto nella disponibilita’ degli indagati, e’ arrivata al termine dell’analisi di numerosi conti correnti nazionali ed esteri, resa possibile anche grazie alla tempestiva acquisizione documentale garantita dall’egida della procura europea con la conseguente attivazione, mediante gli omologhi Uffici EPPO competenti e degli organi collaterali di Grecia, Germania e Bulgaria.

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