La notizia di un ulteriore aumento dell’accise sugli alcolici, ad esclusione del vino, sta preoccupando seriamente i produttori italiani di birra, che si stanno muovendo, per tentare di fermare questo ulteriore aumento. Il motivo è abbastanza evidente e, a detta di AssoBirra, il notevole calo delle vendite dell’estate scorsa (si parla di oltre il 20%) si deve proprio al primo aumento dell’accise effettuato dallo scorso governo.
Ora, tralasciando la stucchevole propaganda che l’ha accompagnato, è evidente a tutti che le casse dello Stato necessitano di fondi. Il problema però non è tanto l’aumento di una tassa, ma chi colpirà questa tassa. Il fatto poi che il vino ne sia rimasto fuori la dice lunga sull’ipocrisia che ha contornato il proclama sull’aumento dell’accise sugli alcolici per finanziare la scuola. Anche a voler credere che i fondi di questo aumento andranno a favore dell’istruzione, il fatto che il vino ne sia rimasto escluso ha non poco infastidito gli altri produttori di bevande alcoliche. Ovviamente nessuno si è sognato di includere il vino in questo nuovo prelievo fiscale e neanche nel precedente. Il vino italiano è attualmente uno dei pochissimi settori, che complessivamente non risente della crisi. Ma un ulteriore aumento del prezzo del vino potrebbe intaccare in qualche modo questa isola felice dell’economia italiana. Per quanto ci si glorifichi sbandierando che il vino italiano è richiestissimo nel mercato internazionale, è indubbio che la concorrenza è sempre più forte. Paesi, che una volta non potevano assolutamente competere con i nostri vini, oggi si stanno mettendo al passo, presentando in commercio prodotti sempre di più alto livello qualitativo, senza dire che sono allo stesso livello o addirittura superiore. Poiché questo giudizio si esprime nella bottiglia di ogni singolo produttore e non nella provenienza del paese, subentra il problema del prezzo. Se un vino estero magari non è al livello di un nostro vino, ma è comunque un buon prodotto e inoltre costa circa il 30% in meno, una fetta dei consumatori non si perderà in grandi riflessioni al momento della scelta.
Probabilmente per non intaccare l’andamento positivo del vino italiano, si è deciso di non includerlo in questo aumento dell’accise. Fino a qui nulla di particolarmente riprovevole. Il problema però intacca fortemente il campo della birra, o meglio la birra artigianale italiana. Non che anche i grandi produttori di birra commerciale italiana non ne risentiranno, ma proprio perché offrono prodotti di gran lunga più economici e poiché hanno maggiori risorse finanziarie reggeranno meglio il colpo. Non si può assolutamente dire lo stesso dei piccoli produttori, che invece ne risentiranno tantissimo e non equamente rispetto alle grandi aziende. Ciò si deve al fatto che questa accise colpisce non in egual modo tutti i produttori, ma si basa sulla percentuale di grado plato presente nella birra. Senza approfondire troppo la definizione di grado plato, si può dire in modo semplice, che questo si calcola in base alla presenza di malto. Più malto verrà usato, più sarà alto il suo grado plato, detto in modo molto semplificato. È ovvio che una birra “annacquata” non solo sarà mediocre, ma avrà un grado plato inferiore, di conseguenza l’accise sarà minore. Di norma i birrifici artigianali producono birre di maggiore sostanza gustativa e quindi si ritroveranno a dover pagare un’accise più pesante dei birrifici commerciali.
L’Italia non è mai stata considerata un paese dove trovare della buona birra e ciò è vero almeno tenendo conto della produzione delle grandi marche. Non si può però dire lo stesso della birra artigianale, che in Italia ha lavorato, per lo più, molto bene, tanto che molti microbirrifici italiani sono ben al di sopra della media dei birrifici artigianali tedeschi. La Germania infatti, in confronto ad altri paesi, è molto in ritardo nel settore della birra artigianale. Il motivo è dovuto al fatto che un microbirrificio in Germania ha la fortissima concorrenza di una industria birraia di livello commerciale, che offre un ottimo livello qualitativo a fronte di un prezzo molto basso.
Anche le grandi aziende birraie italiane hanno poco da stare tranquille. Forse non sarà l’aumento dell’accise a rovinarle, ma il fenomeno del low cost le colpisce e non lievemente. L’ingresso nel mercato italiano di birre molto economiche preoccupa non poco la produzione nostrana, che deve ora far fronte a un concorrente troppo forte e paradossalmente troppo agevolato sia dalle leggi sia dalla crisi economica.