“I gay devono essere internati”. A Ragusa commenti shock su social. Ecco perché, oggi più che mai, è necessario il Pride

Deplorevoli e a volte scandalosamente orribili i commenti che tanti ringalluzziti leoni da tastiera hanno lasciato negli ultimi giorni sulle pagine social e sui gruppi, a commento degli articoli usciti su varie testate giornalistiche sull’evento “Ragusa Pride”, la manifestazione promossa dall’omonimo comitato e da Arcigay Ragusa, in programma questo pomeriggio a Marina di Ragusa. C’è chi scrive che le persone omosessuali siano malate, chi ritiene che rappresentino il male della società, chi parla, con non pochi errori grammaticali, di Sodoma e Gomorra e chi perfino arriva ad augurarne la morte, perché “i gay vanno internati”. Sono commenti shock quelli che abbiamo letto sui social e che, per quanto riguarda la pagina gestita dalla nostra redazione, non abbiamo cancellato convinti come siamo che deve essere garantita la libertà di espressione soprattutto in questa occasione. Non ci sentiamo di censurare commenti su una manifestazione che nasce proprio per garantire le libertà di tutti, i diritti di tutti. Non li cancelliamo, ma, naturalmente, ne prendiamo le distanze.

I colori della manifestazione

In molti casi, purtroppo davvero molti, sono commenti che, al di là di come ciascuno la pensi, ci sembrano davvero molto preoccupanti. Si contesta il Pride di Ragusa, e in generale i Pride, perché magari sono manifestazioni dove c’è troppo esibizionismo. Ma nel 2024 ci sorprende che ci sia ancora qualcuno che continui a ragionare in questo modo, ovvero in bianco e nero, senza vedere i vari colori, le varie sfumature di quella manifestazione che invece, di colori ne ha davvero tanti. E non intendiamo certo i colori dei vestiti, più o meno succinti, più o meno provocatori, ma i colori che stanno dietro rispetto a quello che è a tutti gli effetti un forte messaggio politico che ha la necessità di essere ascoltato, capito, compreso, analizzato al pari di altri argomenti. E del resto che male c’è se un giorno all’anno si manifesta in giro per la città, vestiti in modo colorato e soprattutto senza danneggiare nessuno?

“E’ tutto un carnevale”

Con una superficialità disarmante, si etichetta tutto come un “circo”, come un “Carnevale” senza nemmeno capire cosa ci sia dietro, quali siano i motivi che portano delle persone, persone, ribadiamo persone, a dover farsi notare per ricordare alla maggioranza che ci sono anche loro. E che non sono bestie da recinto, individui da chiudere in casa (“Facciano ciò che vogliono a casa loro ma non si bacino in strada”) o addirittura da internare per farli morire. Ma sono persone, come tutte le altre, a cui mancano ancora oggi, nella “civilissima” società civile, dei diritti. Eppure, la giornata dell’orgoglio è una conquista che risale ormai al lontano 1972, quando già negli Stati Uniti si è iniziato a protestare contro la “ghettizzazione” dell’omosessualità, Certo, di strada in Italia ce n’è voluta, considerando che il primo Pride in Italia risale al 1981 e si è tenuto a Palermo.

“Io non sono razzista ma”

Ma a leggere alcuni disarmanti commenti è evidente che c’è ancora tanto bisogno di manifestare. Una lotta che non è solo per ottenere maggiori diritti civili immotivatamente negati, ma anche un modo per tentare di sradicare un’omofobia insita in una parte di bigotta società, anche ragusana, che dietro al falso moralismo accusa gli altri di non si sa bene cosa. Un’omofobia a volte inconsapevole. Nel 2024, a Ragusa, leggere commenti del tipo: “a me non interessa niente ma in pubblico no…” (abbiamo parafrasato perché i commenti sono di natura decisamente esplicita e non è il caso di ripeterli), fa pensare. E’ proprio quel “ma” a creare una fallacia logica nel ragionamento. E’ come dire: “Io non sono razzista ma…”.  Un discorso che fa acqua da tutte le parti. Se non si è omofobi, non lo si è né in pubblico, né in privato. Se non si è razzisti, non lo si è e basta. Non c’è nessun “ma” che tenga. La domanda da un milione di dollari è: che male c’è? Cos’è la cosa che veramente infastidisce? Qual è il motivo di tanto risentimento nei confronti di una manifestazione che si tiene una volta l’anno e che vuole regalare soltanto più consapevolezza a chi conosce poco questo mondo, ma anche a chi di questo mondo ne fa parte? Perché questo mondo, esiste. E tutti devono rendersi conto che la realtà è quella che è.

Ecco chi sono i “Gay da internare”

Ma poi chi sono questi “gay da internare” che manifestano in strada? Sono i nostri figli, i nostri fratelli, le nostre sorelle, in alcuni casi anche i nostri compagni o le nostre compagne che magari, perché non ne hanno il coraggio sociale (e questo non è certo un punto a sfavore ma è ben comprensibile) o perché non si sono pienamente compresi, si sono sposati per costruire la famiglia tradizionale ma in cuor loro, o nel segreto delle nostre camere da letto, danno spazio alla propria reale identità. Ecco, quelle “loro case” sono le nostre case. Solo che è più facile girarsi dall’altra parte.

Sta all’intelligenza di tutti saper comprendere che ognuno ha diritto di cercare la felicità come meglio crede, al di là del suo orientamento sessuale, soprattutto perché non danneggia nessuno. Non danneggia chi è etero, non danneggia chi ha una famiglia cosiddetta “tradizionale”, non danneggia chi è single, non danneggia chi è profondamente religioso. Si, perché anche se la religione cattolica, la più diffusa dalle nostre parti, non “approva” gli orientamenti non binari, resta un fatto che attiene alla sfera intima di ognuno e nessuno obbliga l’altro a fare alcunché. Sarà forse il “vento della Restaurazione” che soffia ultimamente sulla classe politica, quei “valori” da Destra arcaica di cui ci si riempie la bocca senza nemmeno sapere troppo bene di cosa si parli, ma ciò non legittima nessuno ad offendere chi non è “conforme” al nostro pensiero e al nostro modo di vivere. 

Eterosessualeeeeeeee

E sostenere un pensiero del tipo: “Perché non si fa anche un giorno dell’orgoglio etero?”, è un’altra delle “accuse” lanciate per sminuire la manifestazione del Pride. Ebbene, vogliamo provare a rispondere. Perché nessuno ti uccide se sei eterosessuale. Perché nessuno ti impedisce di sposarti, adottare e avere diritti coniugali. Perché nessun genitore ti butta in mezzo a una strada se scopre che sei eterosessuale. Perché nessuna religione condanna l’eterosessualità. Perché nessuno ti grida “Eterosessualeeeeeeee” per offenderti. Perché non si deve fingere per non essere aggrediti. E sono solo alcuni esempi del perchè il Pride è importante che venga celebrato. E a giudicare dai commenti postati sotto gli articoli sul programma, mai come ora ce n’è tanto bisogno. Ed allora buon Pride a tutti. E con tanti sorrisi e tanti colori.

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