Egregio Direttore,
avrei piacere di conoscere un Suo pensiero in ordine alle recenti polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Grillo sulla categoria dei giornalisti e su alcuni di essi in particolare, pensiero ancora più autorevole, in quanto esternato non da un giornalista quanto, piuttosto, dall’autorevole voce del Coordinatore Nazionale della federazione Stampa Autonoma Italiana.
Prendo lo spunto per la riflessione da una provocazione lanciata in rete, sul gruppo Facebook “Giornalisti palermitani”, dal Suo collega Antonio Ortoleva, firma illustre e stimata del quotidianon palermitano Giornale di Sicilia, provocazione che è stata ripresa dalla stampa regionale.
Mi ha colpito che, controcorrente, Ortoleva si esprime a favore di Grillo, che, forse, non avrebbe torto a indirizzare forti critiche nei confronti di “illustri” firme del giornalismo italiano.
Un autorevole quotidiano online solleva l’interrogativo se Ortoleva abbia o meno ragione, induce addirittura ad una riflessione e a un confronto, a una sorta di esame di coscienza, mettendo a disposizione il testo integrale dell’intervento sul social network, che mi permetto di unire a questa mia:
“Premessa noiosa e necessaria. Ho fatto/faccio il giornalista da quasi 40 anni. Non voto Grillo, ho lottato rinunciando, io credo, a fatte di carriera, per la libertà di stampa, la centralità della redazione, erigendo barriere come rappresentante del Cdr (comitato di redazione) per anni alle pressioni, interne ed esterne, per pubblicare cose diverse dal vero. Accade ogni giorno nei giornali e nelle redazioni. Ho difeso i colleghi anche quando non lo meritavano. Agli editori, qualche volte anche per principio, ho quasi sempre detto no. Ora dico no al contrario. Grillo e la sua gente hanno ragione, siamo una casta. Anche noi. Siamo una casta perché guadagniamo troppo rispetto alle competenze richieste, perché diciamo e pubblichiamo tutti (o quasi) un punto di vista che si assomiglia – Montanelli, Brera, Bocca e Biagi sono morti – siamo una casta perché i dirigenti degli organismi dei giornalisti guadagnano anche 300 mila euro lordi all’anno, perché una riunione del consiglio regionale dell’ordine si svolge anche in alberghi a cinque stelle. Perché guai a criticare un giornalista, rischi la gogna. Come da Formigli. E siamo tra i migliori. Predichiamo e razzoliamo male. Non siamo stati capaci di tagliare gli oltre cento delegati dei parlamentini della Federazione della stampa e dell’ordine nazionale, tutti a rimborso spese e diaria, gli stessi colleghi, a giro, occupano le medesime poltrone dal dopoguerra, e c’è chi occupa più poltrone contemporaneamente, e se il conflitto di interessi fosse reato penale, saremmo in galera e in tanti. E poi, la gran parte dei free lance – in Italia li chiamiamo collaboratori – guadagna 3-5 euro lordi a pezzo e lo permettiamo da sempre. Salutari quindi come una sauna le provocazioni dei grillini. Meritiamo anche olio di ricino per lavare lo stomaco e anche la coscienza”.
Lettera firmata