I MEDICI CHIEDONO MODIFICHE AL DECRETO BALDUZZI

Il Sindacato dei Medici Italiani-Smi, riunita la segreteria nazionale a Roma lo scorso fine settimana, ha redatto un documento sul Decreto Balduzzi che verrà reso pubblico nei prossimi giorni. Nel testo si fissano le proposte principali che saranno avanzate ai Partiti affinché venga presentato un pacchetto di emendamenti per la modifica del decreto nell’iter di conversione in Parlamento.

Salvo Calì, segretario generale dello Smi, valuta positivamente la disponibilità di avviare un nuovo confronto sulla riorganizzazione delle cure primarie prospettata dal ministro Balduzzi nel corso di un dibattito della festa del Pd, ed è, invece, critico sulla proposta di riaprire le trattative per il rinnovo della Convenzione se prima non muta lo scenario: «Se non si modifica radicalmente il decreto  le trattative per il rinnovo della convenzione saranno ancora una volta al ribasso. Sarà un altro accordo di lavoro dove i medici del territorio rischiano di perdere ruolo, peso professionale e risorse. Nel contempo i cittadini vedranno sfumare la possibilità di una reale riorganizzazione delle cure primarie, distratti dallo slogan della rivoluzione/rifondazione dei servizi territoriali, altro che assistenza h24: rimarrà solo un titolo sui giornali».

«Finalmente – spiega ancora il massimo dirigente dello Smi – tutti, compreso lo stesso Balduzzi, ed esclusi chiaramente alcuni irriducibili “più realisti del re”, parlano di necessarie modifiche. Ciò che chiediamo, appunto, da settimane: anzi, in questa occasione ribadiamo che sarebbe opportuno usare anche altri e più adeguati strumenti normativi. Non solo: è necessario prevedere stanziamenti adeguati e tempi certi, anche in considerazione dei provvedimenti di tagli avanzati dall’Esecutivo e della necessaria razionalizzazione della rete ospedaliera e del potenziamento dei servizi nel territorio. Un progetto organico e modulato, evitando che si vada in ordine sparso e a diverse velocità (vedi sud e nord del Paese e realtà con i Piani di Rientro). È naturale che debba essere ridefinito l’h24, già esistente e garantito dai medici di assistenza primaria e da quelli di guardia medica (continuità assistenziale), prevedendo, però, in tutte le Regioni, al di la delle possibilità economiche delle stesse, che l’intera area delle cure primarie venga a formare quella rete assistenziale complessa di cui tutti, medici e pazienti, sentono la necessità. Per fare ciò sarà ovviamente indispensabile incrementare o creare la connessione informatica tra tutti gli attori del sistema».

«Ma andiamo sinteticamente nel merito del provvedimento – aggiunge la responsabile nazionale dell’area della Convenzionata, Maria Paola Volponi – chiediamo alcune cose concrete che tradurremo in emendamenti e che consegneremo alle forze politiche.

Per quanto riguarda la medicina generale vogliamo ribadire la necessità che si introduca nel decreto, oltre al ruolo unico, il tempo pieno. Questo è lo snodo strategico per evitare che si creino sacche di precariato e di incertezza professionale. Ed è la premessa per la valorizzazione delle guardie mediche. Altolà, invece, a surrettizi tentativi di eliminare questo servizio, come hanno intenzione di fare alcune Regioni, accorpando continuità assistenziale e 118. Sarebbe un vero pasticcio».

«Per il 118, inoltre, è giunto il momento di fare un vero salto di qualità  –aggiunge la dirigente Smi – questo settore garantisce già la continuità dell’assistenza sul versante dell’emergenza, ma permangono diversi problemi irrisolti. Il primo è il mancato passaggio a dipendenza di tutti quei medici che sono convenzionati. L’obiettivo è che si faccia giustizia: non è possibile che nella stessa postazione di lavoro operino medici con diritti (malattie, ferie…ecc) e altri senza. Allo stesso tempo, chiediamo che si  prevedano posti riservati nelle scuole di specializzazione di emergenza-urgenza  o Master specifici per i medici 118, che al momento ne sono esclusi. Infine la stabilizzazione dei precari operanti nel sistema».

Per quanto riguarda il nodo dell’integrazione, il segretario generale Calì sottolinea «che si basa anche su altri due settori: la specialistica ambulatoriale e la pediatria di libera scelta. Il primo che deve essere adeguatamente potenziato, perché altrimenti non ha senso parlare di diagnostica in quelle aggregazioni funzionali o strutturali che dovrebbero garantire la continuità dell’assistenza. Sul secondo ci chiediamo: come potrà l’h24 considerando l’esiguo numero di pediatri e la scarsa offerta formativa. Per attuare una vera riorganizzazione delle cure sul territorio, si deve modificare il Decreto prevedendo una programmazione sufficiente nella formazione di nuovi Pediatri, formare le figure professionali di Èquipe, stabilendo le loro funzioni, adottare il ruolo unico specialistico Pediatrico Territorio – Ospedale».

«Infine – conclude Calì – ai medici sta a cuore la continuità dell’assistenza per i cittadini, ma non è pensabile procedere così, come si è fatto finora. Allo stesso tempo è nostro interesse che si tutelino i medici, che devono essere i veri protagonisti di queste trasformazioni, non le vittime inconsapevoli».