L’Areflh, l’Assemblea delle regioni ortofrutticole europee che, allo stato attuale, rappresenta il 40 per cento della produzione orticola europea terrà la riunione del suo Comitato euro mediterraneo nel pomeriggio del 20 maggio p.v., al Pala Emaia di Vittoria, dopo la cerimonia di inaugurazione dell’edizione 2010 di Agrem. “L’edizione 2010 di Agrem – ha detto il presidente di Fiera Emaia, Salvatore Di Falco – vuole con fermezza portare in questo territorio i massimi esponenti e conoscitori della filiera agricola ed agroalimentare ed è per questo che lo staff ha lavorato: mettere gli operatori locali in condizione di attingere direttamente dalle fonti e potere dialogare con loro”.E’stato il vicepresidente di Areflh, Luciano Trentini – che è anche presidente del collegio dei produttori dello stesso organismo e direttore del Cso, Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara -, a definire, nell’incontro con la stampa, le linee di intervento che l’assemblea sta perseguendo. “Dopo le riunioni che si sono svolte ad Agadir, Tunisi e Barcellona, saremo a Vittoria per ascoltare le organizzazioni dei produttori dei paesi dell’euro mediterraneo, anche se al momento la Sicilia non è nel novero delle regioni associate. Ci sono problematiche tecniche, difficoltà di analisi nell’andamento del mercato e molte attese. Quella che viene vista come una minaccia e che crea tensioni e preoccupazioni, ovvero l’apertura dell’area di libero scambio del 2012, deve essere invece trasformata in una opportunità – ha spiegato Trentini – per definire azioni comuni e rendere sinergici gli interventi per quanto riguarda la produzione orticola”. Il vicepresidente Areflh non ha avuto timore di parlare della concorrenza delle produzioni del Nord Africa o dell’Estremo Oriente. “E’un dato di fatto che la produzione è globalizzata: Turchia e Marocco producono pomodoro e noi scontiamo costi di produzione elevati. Un decennio fa non era immaginabile che la Cina si dedicasse all’agricoltura e oggi invece fa andare nei mercati il 64 per cento della produzione dell’ortofrutta mondiale. Il problema è che il comparto produttivo non è stato in grado di organizzarsi come ha fatto la Grande distribuzione; serve una massa critica di prodotto, meno individualismi, una produzione integrata per la gestione della crisi di mercato e non per colpire la localizzazione ma per esaminare e risolvere le problematiche. Il sistema commerciale è riuscito a creare una lobby, quello della produzione invece non è riuscito ad abituarsi a lavorare sotto il profilo industriale. I produttori devono capire ciò che hanno e che avranno in mano. L’indice di penetrazione del mercato cioè la percentuale di target raggiunta sul totale dei consumatori è pari al 93 per cento e questo significa che il mercato è maturo ma deve essere compreso ed i processi devono essere governati. Il professore Giampaolo Schillaci, Coordinatore scientifico di Agrem, ha rappresentato il problema di quello che viene definito agribusiness: “L’agricoltura stenta ancora a fare i conti ed a farli vedere; non si agisce per centri di spesa ed una delle conseguenze è che non viene fatta una attenta ricerca di mercato. In questa edizione di Agrem con Areflh ci siamo scelti a vicenda: il nostro comune intento è di evidenziare tutti gli aspetti della filiera, dalla meccanizzazione agricola alle energie alternative, all’analisi delle produzioni alla loro differenziazione per un approccio completo delle problematiche e delle soluzioni”.