Da alcune settimane le scriventi OO.SS. si cimentano nella paziente e defatigante opera di mediazione tesa a riunire attorno a un tavolo i soci fondatori del Consorzio Universitario di Ragusa, al fine di creare un adeguato e sereno contesto di discussione per tentare di convenire ad una sintesi alta che rappresenti una soluzione positiva per la crisi dell’ente consortile, su cui poggia, indubitabilmente, la possibilità di fare permanere nel nostro territorio la ben riuscita esperienza della Facoltà di Lingue.
Nel corso di questi incontri tra le parti, in particolare nell’ultimo, quando sono stati presenti, per la prima volta, tutti gli attori dalle cui scelte dipende la continuità della realtà universitaria iblea, si sono chiarite le posizioni di ciascun socio, senza che però si sia riusciti alla definizione di un percorso condiviso per voltare pagina e rimettere nei giusti binari la vita e l’azione cultural-educativa di questa importantissima infrastruttura immateriale.
Dalle discussioni è emersa in maniera forte e motivata la disponibilità dei soci fondatori di non voler mettere a repentaglio un bene del territorio, ma nei fatti oltre a queste valutazioni positive non riescono ad andare. Perfino l’ex Provincia di Ragusa, oggi libero Consorzio dei Comuni di Ragusa, la quale, con la immotivatamente precoce delibera di recesso, sta dando, nella sostanza, il colpo di grazia all’ente consortile, ribadisce di ritenere importante e fondamentale la conservazione della realtà universitaria decentrata. Nonostante ciò, non riesce ad oltrepassare il senso di questa mera enunciazione di principio, perché poi valuta del tutto ininfluente il venir meno del ruolo e del contributo dell’Ente di Viale del Fante ai fini di garantire al Consorzio, che – lo si ribadisce ancora una volta – è il soggetto su cui è incastonata l’intera esperienza della Facoltà di Lingue, le risorse necessarie per organizzare efficacemente i servizi a sostegno delle lezioni e degli studenti.
Tutti sono a favore dell’Università a Ragusa, nei fatti stiamo rischiando di perderla in maniera veramente ignominiosa. Si rischia di mettere fine ad una infrastruttura immateriale funzionale allo sviluppo del nostro territorio per la vistosa, sorda incapacità delle istituzioni territoriali di fare sintesi di alto profilo. E’ quanto le parti sindacali hanno sperimentato durante l’ultimo incontro tra i soci fondatori, perché nessuno di loro, nonostante vi siano state ripetute e diverse sollecitazioni provenienti dal versante sindacale ad una discussione produttiva e all’altezza della posta in palio, ha voluto o meglio è riuscito a portare il confronto sull’università iblea su un diverso e più alto piano di riflessione, tralasciando di dire e di ribadire ripetutamente e in maniera a volte monotona fatti e circostanze che non aiutano né aiuteranno a fare un passo avanti nella trattativa, semmai a fare involvere la problematica con il possibile risultato di subire questa volta una auto-spoliazione (la perdita dell’università) che si aggiungerà alle altre spoliazioni di importanti infrastrutture e presidi cui il territorio della ex Provincia sta andando incontro per discutibili scelte dettate dal livello nazionale e regionale. L’impressione che ne deriva è quella che i soci fondatori sembrano prefiggersi ben altro obiettivo e sembra che sulla necessitata qualità del confronto trovino prevalenza motivazioni e fatti riconducibili a dinamiche personalistiche e non l’attenzione per il senso di un territorio che, consapevole della propria condizione e della propria prospettiva, fa squadra attorno ai suoi punti forti, soprattutto se essi sono posti a rischio.
La proposta che viene ribadita in questa sede è quella avanzata, e non accolta, all’ultimo tavolo di confronto: tutti gli attori coinvolti facciano un passo indietro, smussando le angolature che inaspriscono il confronto, si riconvochi il tavolo e si pervenga nel più breve tempo possibile alla sottoscrizione di una accordo virtuoso tra le parti, in cui le scelte da compiere abbiano il carattere della contestualità. Si chiede, in sostanza, di mettere in sicurezza l’ente consortile e l’Università attraverso la sottoscrizione solenne di un accordo tra le parti coinvolte in cui vengano codificati i passaggi da compiere, che qui vengono precisati:
– la ex Provincia di Ragusa revochi la delibera di recesso dal Consorzio universitario, facendo reingresso nell’ente-consortile, subordinandone la propria partecipazione all’incameramento del trasferimento ordinario della Regione, in maniera contestuale alla convocazione dell’ assemblea del consorzio per rieleggere il nuovo consiglio di amministrazione, rinnovato nella composizione e nei numeri, con anche l’obiettivo di comprimere ulteriormente i costi gestionali del consorzio.
Questo è ad avviso delle scriventi il punto di partenza e di arrivo per gestire intelligentemente l’impasse in cui è stato gettato da mesi il Consorzio Universitario, anche per evitare che qualcuno che ha il potere di decidere resti alla storia come causa di regressione del nostro territorio.