Che il mondo non fosse più bipolare è un fatto risaputo almeno dal 1991. Dopo quasi un ventennio di monopolio delle relazioni internazionali, le quali sono state in mano alle grandi potenze occidentali, una su tutte quella statunitense più simile nei suoi atteggiamenti ad un impulsivo Achille che ad un Agamennone primo inter pares; questa più volte ha cercato di mantenere un’equilibrata pace globale con l’intento di far prosperare l’economia. Ma anche quest’era di monopolio, come “era” geo-politico ha visto la sua fine di recente; l’avvenimento che ha definitivamente fatto crollare il mito dell’occidente garante delle libertà civili universalmente riconosciute è avvenuto il 17 agosto scorso, giorno in cui l’Iran ha permesso ad una forze straniera di poter utilizzare una base aerea per il decollo di velivoli stranieri,nella fattispecie russi, in missione contro una forza ostile presente in Siria. Quanto descritto sembrerebbe un evento di poco conto ma ad un’analisi più approfondita si può arguire sulla portata epocale di tale evento. Primo fra tutti va ricordato che l’Iran da dopo la fine della seconda guerra mondiale non aveva concesso a nessun esercito neppure il transito sul proprio territorio e lo stazionamento di forze aeree entro i propri confini rappresenta più che un eccezione occasionale. Inoltre il “governo” di Tehran avvallando l’iniziativa russa ha esplicitamente dimostrato di fronte al mondo non solo il sostegno al governo di Bashar Al Sad ma anche la piena sintonia in ambito militare fra le due nazioni. Infatti la disponibilità dell’esercito russo di un’eventuale proroga circa l’utilizzo di base aeree iraniane farebbe sì che le truppe della Federazione potrebbero avere un discreto controllo sul Mediterraneo senza il sostegno di una corposa flotta. Non è stato il semplice decollo di qualche aereo dalla base iraniana di Hamedan a rendere epocale l’evento, ma l’azione militarmente collaborativa che si voluta esibire. I caccia russi potevano tranquillamente decollare da qualsiasi altra base della Federazione come del resto avvenuto nei mesi precedenti, ma questa volta si è voluto dimostrare polso duro alle pretese statunitensi in Siria, provando al mondo l’esistenza di un asse militare Russo-Iraniano sconosciuto ai più. In quest’asse potrebbe rientrare anche la Cina bloccata nelle sue mire economiche espansionistiche dai vicini Giappone e Corea del Sud, ideologicamente allineate con l’asse occidentale. L’inizio di un regionalismo politico internazionale non può essere visto in altro modo che un evento più che positivo sul vento delle relazioni internazionali; infatti in un modo frammentato dove più di due potenze emergono sullo scacchiere internazionale, il dialogo e la trattativa pacifica rimangono le uniche due vie da seguire. Il passaggio da un mondo unipolare ad un mondo multipolare regionalizzato potrà forse creare in breve tempo tensioni e crisi ma lascerà spazio solo alla soluzione pacifica di ogni controversia.