“IL BAGLIO” DI RAGUSA: TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

 

L’unica nota stonata della nostra visita al Baglio il ristorante in località Selvaggio di Ragusa è stata quella di  essere stati riconosciuti immediatamente  all’ingresso, il che non ha certo favorito l’assoluta obiettività dei giudizi perché il direttore Giorgio Antoci ed il personale di sala (tutte ragazze) hanno fatto l’impossibile per farci gustare le meravigliose pietanze che erano state preparate per un comitiva di una settantina di persone per un banchetto utilizzato anche per noi di Ragusa Oggi.

Il piatto più sontuoso è stato…l’antipasto: come dire in principio si vede la bella giornata! Sfornato di carciofi, prosciutto di maialino con finocchi ed arance, gratin di senape con mozzarella di bufala e piacentino ennese ed infine bresaola con soncino e fichidindia. Una spettacolo di colori, sapori e con una presentazione davvero favolosa, che ti mette in perfetta armonia con il tuo pasto che magari durerà più di un’ora.

I primi piatti (“purtroppo”due) sono state due autentiche sorprese positive: il risotto con funghi e castagne ed i panzerotti di melanzane con ciliegino, basilico e mandorle delle vere e proprie delizie che hanno fatto rivivere in una composizione davvero originale i tradizionali profumi della nostra terra sia pure rivisitati in chiave moderna.

Quindi il secondo davvero spettacolare, anche se leggermente al di sotto dell’altissima quotazione dei primi piatti, ma sempre pregevolmente abbinati a profumi, aromi e colori adeguati: il brasato di maialino farcito alle prugne con salsa di noci e patatine profumate all’arancia.

Splendido il grand buffet di dolci locali (mandorlati, mucatoli) e tradizionali impreziosito anche da una torta al pistacchio davvero unica nel genere dei dolci leggermente più lontani da noi, ma sempre siciliani.

Il vino, una vera e propria sorpresa per noi: un Igp di Menfi denominato “Timperosse”  prodotto dalla Settesoli, che ci aveva fatto storcere il naso appena letta l’etichetta, ma che all’assaggio è risultato un rosso, certo non pari ai nostri cerasuolo o frappato o nero d’Avola, ma molto vicino ad essi.

Il voto? Molto vicino al 9 e superiore a quello che avremmo dato allo stesso ristorante dieci anni fa.