Eravamo abituati a interessarci di animali preistorici quando i nostri figli dovevano studiare a scuola le relative epoche. Via con le ricerche e, una volta, con il ritaglio di qualche foto da vecchi album di figurine sugli animali. Più ricercato l’acquisto di qualche esemplare di plastica nel negozio di giocattoli, dove il nobile preistorico era messo a stretto inconsueto contatto con animali più terreni e domestici, quali cavalli, maiali, mucche e pecorelle. Più elitario il portare a scuola il dinosauro che nasceva da una scatola di montaggio, completato attraverso ben 123 uscite in edicola, iniziativa editoriale che era stata apprezzata dal fratellino minore, amante degli animali.
Nessuno può dire di essersi interessato di questi mostruosi esseri viventi in altre occasioni, forse solo per la visione di Jurassic Park.
In particolare il dinosauro, oggi, è balzato agli onori delle cronache, non quelle semplicemente scientifiche o, per quanto detto, cinematografiche, ma addirittura politiche.
E uno degli animali preistorici più grandi e imponenti non poteva che essere innalzato a protagonista a Berlusconi: in una intervista a ‘Canale Italia’, ripresa da tutti i media, il Cavaliere svelò il significato di una metafora “giurassica” che, quando fu pronunciata da Berlusconi, non venne capita: “Avevo detto che avrei estratto un dinosauro dal cilindro. Perché avevo un dinosauro da mettere in campo. Avevo il nome giusto: pensavo che il dottor Mario Draghi potesse interessarsi lui al nostro Paese. Ne abbiamo parlato. Poi però questa ipotesi non si è potuta realizzare e allora sono diventato io…il dinosauro che deve battersi con gli altri per difendere i valori della libertà, della giustizia e della democrazia in Italia”.
Fin qui una connotazione positiva del termine, prima per Draghi, poi per Berlusconi, intesi come grandi ‘animali’ politici, in grado di tirare fuori l’Italia dalla melma della crisi.
Subito dopo, ricorrendo ad un significato più consueto del termine, come appresso vedremo, il settimanale Famiglia Cristiana si è schierato contro la discesa in campo di Berlusconi. In un editoriale, la rivista cattolica ha sottolineato: «Torna il dinosauro e getta il paese nel caos… ».
Il dinosauro è ormai consacrato come termine traslato e tutti i dizionari, nell’edizione 2014, troppo tardi per l’anno in corso, dovranno aggiornarsi. Aggiornamento necessario perchè sarà d’uopo distinguere i vari tipi di dinosauro e utilizzarne i nomi in maniera appropriata per le contingenze di carattere politico e sociale che si sono volgarmente innestate sulla paleontologia pura.
Senza scendere, sarebbe impossibile, nei meandri della dinosauria, va precisato che si tratta di rettili vertebrati che popolarono la terra nel periodo giurassico, da 230 milioni di anni fa fino ai tempi più ‘recenti’, 65 milioni di anni orsono. I paleontologi ne hanno distinto circa 500 generi, con circa 1.000 specie di quelli non aviani. Motivo per cui, sperando che non ci porti in tribunale, ma di tribunali ne ha piene le tasche, Berlusconi deve rivedere il suo vocabolario e rifarsi, magari a media più modesti, come il nostro, e parlare casomai di brontosauri, appropriata terminologia che è apparsa ieri sul nostro giornale, senza volere entrare assolutamente nel merito delle questioni ad essa legate.
Ma se vogliamo, anche il termine brontosauro è inesatto: vediamo il perché.
Giusto sarebbe parlare di apatosauro, dinosauro vissuto nel giurassico nell’America settentrionale, uno dei più grandi erbivori sauropodi, superato solo, per restare in America settentrionale dal Supersaurus, dal Brachiosaurus e dall’Amphicoelias. I due nomi derivano da equivoci, volutamente non chiariti nella storia dei rinvenimenti e in quella della classificazione tassonomica.
L’Apatosauro è uno dei dinosauri dal collo lungo più noti, in particolare quando è conosciuto come “brontosauro”, addirittura, il termine “brontosauro” è spesso usato come sinonimo di dinosauro.
Nonostante non sia mai sostanzialmente esistito (la ricostruzione di Brontosaurus si basava su un corpo di Apatosaurus e un cranio di Camarasaurus) il brontosauro è ben più famoso e conosciuto di Apatosaurus.
In questo periodo, da cui si dipartono due mesi scarsi di campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento nazionale è tornato in auge questo termine, utilizzato sia come sostantivo che con funzione aggettivale negli slogan e nelle dichiarazioni di politici e sostenitori di questo o quello schieramento.
C’è però una questione legata al loro utilizzo, che molti cultori e studiosi della paleontologia moderna considerano del tutto fuori luogo. L’uso di “dinosauro” è molto lontano da ciò che i paleontologi intendono per “dinosauro”. Il termine, fuori dal campo dei paleontologi dei vertebrati, è ancorato a significati e concetti vecchi di almeno 50 anni, oggi scientificamente superati, ma che ormai sono consolidati nel discorso colloquiale, per un corollario della solita legge generale che la diffusione delle conoscenze scientifiche nella popolazione è sempre in ritardo di una o più generazioni, e, quindi, che le attuali generazioni fanno riferimento a concetti scientifici vecchi di un paio di generazioni precedenti.
“Dinosauro”, infatti, è ancora oggi un dispregiativo che viene utilizzato come sinonimo di “arretrato, superato, vecchio, obsoleto, letargico” in quanto ancorato alla visione post-vittoriana (o comunque precedente gli anni ’70 del XX secolo) di dinosauro, inteso come gruppo totalmente estinto di creature evolutivamente arretrate, mescolato con una visione muscolare dell’evoluzione, per cui l’estinzione è un marchio di infamia che sigilla gli inevitabili fallimenti della storia.
Lo studioso, ogni volta che sente o legge il termine “dinosauro” applicato a politici, classi sociali, gruppi di potere e categorie umane, prova inevitabilmente del fastidio, comprendendo il senso della parola “dinosauro” usata in quel contesto, spesso anche condividendo i motivi di chi ha usato quella parola.
Ma al tempo si dispiace nel vedere perpetuare il vecchio concetto di dinosauro, perpetuato e mantenuto in vita dall’abuso strumentale e palesemente ignorante di quella parola.
Sarà un’utopia vedere l’utilizzo della parola come sinonimo di “complesso, affascinante, efficiente, vincente e persistente”, ma almeno i paleontologi sperano che, almeno, il vecchio significato scompaia.
Questa tesi potrà sembrare esagerata, trattandosi solo di parole ma resta il fatto che le parole veicolano concetti e, se un concetto è sbagliato, quella parola trasmette ignoranza. Ed una società ignorante è mantenuta tale dal perpetuare gli errori. Se “dinosauro” fosse aggiornato a ciò che conosciamo dei dinosauri, sarebbe un complimento molto positivo.
Come altrimenti si potrebbe definire un gruppo di creature che persiste con successo per 250 milioni di anni, che ancora oggi popola la Terra con 10 mila specie gloriosamente piumate? Come definireste altrimenti un gruppo di creature che ha prodotto i più grandi, potenti e maestosi animali che abbiano camminato sulla Terra? Come definireste altrimenti un gruppo di creature capaci di crescere fino a dozzine di metri di altezza, sviluppare corpi di decine di tonnellate, permettere la complessa locomozione bipede in corpi pesanti varie tonnellate, che ha evoluto la forma di locomozione più elegante e suggestiva, il volo degli uccelli, e che ha sviluppato forme sempre nuove, elaborate, meravigliose e suggestive?
Esseri così straordinari, affascinanti e meravigliosi possono solo ispirare un aggettivo ugualmente positivo e potente!
Ci sono stati, in passato, politici “dinosauri”, magari ce ne fossero ancora in circolazione, perché in tal caso, essi sarebbero meritevoli della mia stima, fiducia, rispetto ed ammirazione.