IL CASO DELLA FAMIGLIA STARACE

Sit-in davanti all’abitazione della famiglia Staraci, nella via Vicenza angolo via Del Quarantotto. Il gesto simbolico è servito a far si che, la famiglia che dovrà lasciare la casa, in quanto acquistata all’asta per 12.000 (dodicimila/00) euro, sentisse la presenza forte della gente, quella stessa gente che ormai da anni “subisce” la perdita della propria casa, per un sistema perverso che riguarda le aste giudiziarie. Nella fattispecie, considerato che l’immobile, come riferito, è stato acquistato da un direttore di banca, figura questa, che con gli strumenti posti a disposizione dallo stesso Istituto bancario, può accedere ai dati sensibili dei cittadini, a prescindere dalla circostanza che siano o no clienti, l’episodio diventa ancora più grave dal punto di vista etico e morale e lede fortemente l’immagine di una multinazionale del credito, che in Sicilia è radicata nel territorio, in maniera capillare, con migliaia di sportelli. Non solo i vari tentativi posti in essere nei confronti dei vertici  per tentare di trovare una soluzione ed evitare in questo modo di buttare in mezzo alla strada un disabile e la propria madre sono rimasti inevasi, ma la banca ha dichiarato persino il falso, affermando che l’acquirente dell’immobile non è un suo dipendente.

Con questi atteggiamenti, bugie, falsi proclami e quant’altro, si creano fratture sempre più profonde e insanabili, tra banche e clienti; elementi questi ultimi, già abbastanza provati dal disinteresse con cui vengono trattati, dal nuovo modo di gestire il credito, che di fatto ha tagliato ogni forma di finanziamento a imprese e privati, privilegiando ciò che prima era di competenza di centri commerciali e grandi magazzini, ossia, vendita di oggetti informatici, TV e elettrodomestici in genere.

Il neo costituito Comitato “No aste giudiziarie” , pur riconoscendo alle banche il diritto sacrosanto di riavere indietro le poche ed esigue somme concesse ancora in prestito, nel suo programma, ha inserito una riforma radicale del sistema, che consenta di evitare ogni gesto di sciacallaggio, di arricchimento illecito di pochi noti, in danno di   povera gente che per motivi non dipendenti dalla propria volontà, perde l’unico bene posseduto: la casa.

Ciò ha portato e potrebbe portare, a gesti estremi, compiuti per protesta, così come è accaduto con il Sig. Guarascio, che si è arso vivo, per difendere un bene che aveva ottenuto con il lavoro e la fatica.

Invitiamo tutti coloro i quali credono nei valori e nelle battaglie di civiltà, di unirsi a noi, perché, l’unione fa la forza.