Nella quarta giornata del Memorial dedicato a Giannunzio Mandarà a sfidarsi sono i ragazzini del basket Virtus Ragusa contro la Pegaso Ragusa e la cestistica Licata che sfida la Vigor Santa Croce. In panchina a incitare le squadre il papà di Giannunzio, professore Carmelo Mandarà e Giancarlo Distefano, instancabili organizzatori del torneo che vede in campo ragazzi di tutte le età sfidarsi in nome dello sport. Una sfida che non impensierisce Il Coach Distefano che vista la sua carriera è abituato a ben altri incontri: Capo allenatore della C2, responsabile tecnico della Vigor Santa Croce settore giovanile, consulente esterno mandato dalla Vigor nella scuola Falcone-Borsellino per l’espletamento del progetto Easy basket, capo allenatore per due anni dell’under 17 e quest’anno Under 19 del Basket Gela, insegnante di educazione fisica. Ha portato la Vigor Santa Croce in C2 e quest’anno ha centrato i Play Off. Un ottimo risultato per il primo anno in quella categoria. Con la Basket Gela nelle finali italiane che si sono svolti in Friuli il 4 e il 5 giugno si è piazzato quarta squadra italiana. Una carriera di tutto rispetto per uno sport che cerca di farsi largo. Gli chiediamo quali sono i progetti per il futuro:
R: Sono in stand by. Intanto sono il responsabile del settore giovani della mia società la Vigor, in cui avrò sempre un ruolo. Sono stato ricontattato dalla Basket Gela, per una riconferma, con la quale abbiamo avviato una collaborazione. Spero di avere delle certezze nei prossimi giorni per quanto riguarda il mio futuro prossimo.
D: Un precario dello sport? Si sente di essere la parte peggiore di’Italia come afferma il ministro Brunetta?
R: Assolutamente no. Mi sento di essere quello che sono: Uno che si è sempre rimboccato le maniche nei momenti di difficoltà. Nello sport semi professionistico o professionistico è prassi l’attesa di una riconferma. La precarietà nello sport è una precarietà diversa. La cosa che mi conforta è che con i risultati ottenuti posso presentare un’ottima carta. La c2 con la Vigor, quarta squadra italiana con il Gela. Quanto a rispondere a Brunetta o a chi per lui, dico che oggi occorrono certezze e stabilità e non solo nello sport, diversamente cresceranno generazioni di disorientati. Ricordo che a vent’anni mio padre diceva; speriamo che qualcuno pensi a mio figlio. Oggi io a 46 anni dico: speriamo qualcuno pensi a mio figlio.
D: Il basket parente povero del calcio?
R: Diciamo che siamo due gradini sotto. Questo sport sicuramente non gode degli stessi investimenti che si fanno nel calcio la pallacanestro cerca di far tagliafuori, come si dice in gergo sportivo, di crearsi dei vantaggi. Occorre investire non solo nel calcio che forse per la cultura che ne abbiamo in Italia ha più visibilità.
D: Basket e integrazione. Ci sono ragazzi di altre etnie nella squadra?
R: Assolutamente si. Forse anche per il progetto avviato con la scuola Falcone-Borsellino che ha facilitato la comunicazione. D’ altra parte se non nello sport dove ci può essere integrazione migliore?