Quando si pose il problema della restituzione di una parte della tari fatta pagare ingiustamente ai cittadini (l’intuizione fu dei consiglieri del Partito Democratico e di Sel), si disse che l’importo sottratto, limitatamente alle pertinenze, era di 163 mila euro. Oggi si parla di restituire poco meno di 151 mila euro. Non è questione dei 12 mila euro di differenza: è che la gente non può seguire i continui errori del Comune, l’anno scorso per l’acqua, oggi di nuovo per l’acqua e per le pertinenze tari, ieri l’altro per la tasi, domani per l’accesso agli atti e così via. Questa è un’Amministrazione in cui gli errori si susseguono a catena e, sopratutto, senza fine. Spesso nasce la sensazione che alcuni siano commessi ad arte.
Si raccomanda di portare specifici documenti per evitare le file davanti agli uffici, ma le file non sono determinate dagli utenti che mancano di qualche documento: all’origine sono determinate e volute dall’amministrazione. Un’amministrazione così scalcinata non si è mai vista. Anzitutto perché se è stata quantificata correttamente la somma finale da restituire ai cittadini, cioè i 150.816,03 euro, dovrebbero per forza di cosa essere stati individuati i destinatari e le somme che a ciascuno di essi sono state sottratte. E, se soggetti e somme sono stati individuati attraverso un calcolo, mi pare conseguenziale chiederle di farmi conoscere quali sono i criteri che avete adottato per compierlo.
La ragione di questa domanda è presto detta.
Con un avviso diramato dal responsabile del terzo settore fiscalità del comune di Modica è stato chiesto ai cittadini che hanno diritto alla restituzione delle somme riscosse indebitamente, che portino i dati catastali degli immobili, discorso che equivale a portare i certificati catastali, oppure copia della bolletta, oppure il codice utente, oppure il numero della bolletta stessa, oppure due o tre di questi elementi insieme.
Mi sono arrabbattata per cercare di superare la stringatezza del comunicato. Posto che la somma da restituire, mi sono detta, è stata calcolata sulla base della distinzione tra metri quadrati di abitazione e metri quadrati di pertinenze, l’Amministrazione dovrebbe essere in possesso di tutti i dati per definire quanto deve restituire e i soggetti a cui va la restituzione.
Le somme, inoltre, dovrebbero essere restituite esattamente a coloro a cui sono state sottratte. Senza la previa presentazione di alcuna istanza.
Terzo punto è che non dovrebbero essere necessari dati addizionali, per cui, se sono necessari, dev’essere insorto un ulteriore problema.
Si tratterebbe, secondo quanto riportato nel comunicato, di un’anomalia causata dai cittadini. Alcuni di essi, infatti, lamenterebbero la mancata restituzione delle somme versate in più a causa del fatto che l’immobile per cui hanno pagato non presenterebbe la distinzione tra abitazione e pertinenza.
A questo punto, però, salta il quadro degli accertamenti preventivati, per cui le chiedo, se così stanno le cose, di voler fornire all’intero Consiglio i seguenti dati relativi alla tari 2014:
– somme totali accertate all’origine, senza la distinzione tra l’abitazione principale e le pertinenze;
– somme effettivamente riscosse;
– somme riaccertate, distinte tra abitazione e pertinenze;
– somme riscosse effettivamente, sempre rispettando la distinzione tra abitazioni e pertinenze;
-somme restituite a coloro (di cui chiedo anche la consistenza: il numero) per cui era già chiara la distinzione tra abitazione e pertinenze;
-somme restituite a coloro per cui la distinzione tra abitazione principale e pertinenze è stata chiarita e introdotta nel 2015;
– numero delle abitazioni afferenti a quest’ultimo gruppo.
Per concludere le ricordo una questione fondamentale: vuole o no restituire il milione e duecentomila euro in più sottratto ai cittadini rispetto al costo del servizio? Tenga ben chiaro che un eventuale ricorso all’Assessorato regionale delle autonomie locali dipende dalle risposte che lei vorrà, amichevolmente, fornirmi.