Riprendono la “Conversazioni a Scicli” del Brancati, e con una delle scrittrici più brave e amate: Giuseppina Torregrossa, che Mercoledì 14 Ottobre alle 18.30 in anteprima nazionale converserà con Giuseppe Pitrolo presso palazzo Busacca (via Nazionale, Scicli) sul suo nuovo romanzo: “Il figlio maschio” (Rizzoli).
Sono sponsor dell’evento l’Assap Pietro di Lorenzo Busacca e la Loggia dell’Acanto.
Giuseppina Torregrossa è nata a Palermo, ha tre figli e un cane. Si è laureata in medicina a Roma, specializzandosi in ginecologia ed ostetricia. Ha svolto l’attività professionale a Roma, presso la clinica ostetrica dell’università di Roma – policlinico Umberto I. Ha ricoperto numerose cariche nelle associazioni di utenti.
Nel tempo libero scrive storie di vita vissuta: ha esordito nel 2007 con L’assaggiatrice, cui è seguita Adele (2008), ottenendo il successo nel 2009 con Il conto delle minne (Mondadori). Sono seguiti i romanzi Manna e miele, ferro e fuoco (Mondadori, 2011), Panza e prisenza (Mondadori, 2012), La miscela segreta di casa Olivares (Mondadori, 2014), A Santiago con Celeste (Nottetempo, 2014), “Il figlio maschio” (Rizzoli, 2015).
Ne “L’assaggiatrice” Gaetano sparisce all’improvviso. Anciluzza, la moglie, resta a Tummìna con due picciriddre a carico. Da matura casalinga laureata, Anciluzza si fa commerciante suo malgrado, e per guadagnarsi la vita apre una putìa di prodotti tipici siciliani. Nel retrobottega la donna cuoce zuppa di pesce, impasta cassatelle di ricotta, e ama…
“Adele” è un monologo teatrale dedicato a “una donna vinta che è stata piacente”.
Nel “Conto delle minne” ogni anno, il cinque di febbraio, nonna Agata vuole accanto a sé la nipote Agatina per insegnarle i segreti della preparazione dei dolci in onore della loro santa. Mentre impastano le cassatelle a forma di seno, le minne, la nonna racconta il martirio della Santuzza, cui il crudele console Quinziano, non sopportando di sentirsi respinto, fece tagliare le mammelle. La vicenda drammatica e spaventosa offre l’occasione per mettere in guardia la nipotina su una delle regole del mondo maschile: “Devi sapere che gli uomini, se non ci provi piacere quando ti toccano, si sentono mezzi masculi, ma guai a te se ci provi piacere, perché allora ti collocano tra le buttane”: un romanzo che è l’educazione sentimentale di una donna fragile ma capace di rialzarsi.
Temi che ritornano in “Manna e miele, ferro e fuoco”: Romilda Gelardi viene alla luce in una notte di tormenta, mentre la neve cade sui boschi delle Madonie. Nel caldo della loro casa, Maricchia e Alfonso si illuminano davanti al miracolo di quella figlia femmina tanto desiderata. Romilda si rivela subito una bambina speciale, capace di stabilire un dialogo istintivo con cose e persone: è con sgomento che Maricchia, dopo averla lasciata sola pochi istanti, la trova ricoperta – biblicamente e mitologicamente – da un nugolo di api nere che la proteggono e la cullano col loro ronzio. Ed è con altrettanto sgomento, misto a fierezza, che suo padre Alfonso si rende conto che, di tutti i figli, forse solo Romilda ha le capacità per ereditare i segreti del suo mestiere: perché Alfonso è un mannaluoro: uno dei pochissimi depositari dell’arte di estrarre dai frassini – muddii in dialetto siciliano – la manna, sostanza dalle miracolose virtù nutritive e curative: siamo dalle parti del realismo magico di Marquez e della Allende.
Panza e prisenza è un giallo mediterraneo, sentimentale e gastronomico. Palermo. Un’estate caldissima. E tre poliziotti diversissimi: il questore Lobianco, severo e forte, Rosario D’Alessandro detto Sasà – amante del cibo e delle donne, affetto da un curioso disturbo della lacrimazione che fa sì che pianga quando si eccita – e Marò Pajno, affascinante e volitiva, relegata in un noioso commissariato di quartiere. I tre sono uniti sin dai primi anni di servizio da un’amicizia più forte di tutto. Tanto che Marò, attratta da entrambi, ha finito per non concedersi a nessuno dei due. Nel medesimo volgere di giorni, Sasà viene incaricato di braccare un boss ricercato da anni e Marò si trova alle prese con un’indagine scottante: chi ha voluto uccidere sulla pubblica piazza uno dei più noti penalisti palermitani?
“La miscela segreta di casa Olivares”: nel cuore di Palermo, sotto il grande appartamento degli Olivares, batte il cuore di un drago fiammeggiante: è la macchina che tosta dalla mattina alla sera il caffè, spandendo per le vie del quartiere un profumo intenso fino allo stordimento. È tra le pareti della torrefazione che cresce Genziana, il più bel fiore tra i figli di Roberto Olivares, che ha chiamato come lei la qualità più pregiata di caffè. La vita scorre nell’abbondanza e nella certezza che il futuro non riservi sorprese perché Viola – sensuale e saggia matriarca – sa prevederlo leggendo i fondi di caffè. Ma proprio quando Genziana si appresta alla fioritura della giovinezza irrompe la guerra, e con essa la fame e la distruzione destinate a cambiare per sempre le sorti della città. Improvvisamente Genziana si ritrova sola, il grande drago sbuffante è costretto a fermarsi. Palermo, intorno, è un immenso teatro di macerie. “La tua fortuna saranno le femmine, la tua sicurezza il caffè” aveva detto Viola alla figlia scrutando il fondo della sua tazzina. Armata unicamente di queste parole, Genziana compie un lungo cammino, che la porta lontano senza mai allontanarsi dai Quattro Mandamenti di Palermo…: come altre protagoniste della Torregrossa, Genziana solo tostandosi, come un chicco verde di caffè, e poi aprendo il guscio potrà sprigionare il proprio aroma.
“A Santiago con Celeste” è il racconto del viaggio da Roma a Santiago, in treno e a piedi: il pellegrinaggio su una delle rotte classiche della cristianità di una scrittrice che demitizza e rimitizza il cammino.
“Il figlio maschio” – in uscita a Ottobre – è una saga familiare che abbraccia un secolo di donne, libri e profumi della Sicilia. “Che può fare un uomo per garantirsi l’eternità, se non passare il testimone al figlio maschio?” si domanda il vecchio don Turiddu Ciuni: non si dà pace che la moglie si sia ostinata a far studiare tutti e dodici i loro figli, femmine comprese, e che nessuno di loro voglia occuparsi del feudo di Testasecca. La delusione più grande gliel’ha data il primogenito, Filippo, che alla terra ha preferito la letteratura, aprendo una libreria e pure una casa editrice. “Grandissime minchiate”, secondo l’anziano padre. Non la pensa così Concettina, che adora quel suo fratello sognatore e – siamo nel 1934 – vede in lui la possibilità di un futuro migliore per l’intera famiglia. Ma il destino si divertirà a sovvertire ogni aspettativa e, negli ottant’anni di storia raccontati in questo romanzo, chiamerà proprio lei, le figlie e le nipoti, a dimostrare quella straordinaria capacità di resistere che è propria di ogni donna.
“Il figlio maschio” viene presentato a Scicli presso palazzo Busacca il 14 Ottobre alle 18.30, in anteprima nazionale.