IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E LA MANCATA ATTENZIONE DELLA REGIONE

 

Non è solo la penisola italiana che subisce danni a causa del dissesto idrogeologico ma anche le isole, Sicilia e Sardegna, hanno tollerato sul loro territorio alluvioni, frane e trombe d’aria devastanti come ultimamente nel Siracusano e nel Catanese. Una delle cause di queste calamità è certamente il cambiamento climatico che provoca fenomeni atmosferici abnormi. Il territorio siciliano è ritenuto dagli esperti molto fragile e altamente soggetto a dissesti idrogeologici per un insieme di concause: anzitutto l’abusivismo indiscriminato, anche di necessità, che in molti casi ha fortemente cambiato le caratteristiche del suolo restringendo gli alvei dei torrenti e cementificando sponde di fiumi e ruscelli, un disboscamento selvaggio, una irrazionale urbanizzazione e, non ultimo, l’abbandono progressivo del territorio agricolo. In passato i contadini, con sapienti e continui lavori, facevano opera di manutenzione, costruivano terrazzamenti e muretti paraterra per difendere i propri terreni e ne curavano il mantenimento. Oggi, con la crisi dell’agricoltura specialmente nei territori montani, o difficili e scoscesi, questo non succede più e tutto è abbandonato. In questi ultimi decenni, peraltro, le istituzioni sono state assenti, non effettuando monitoraggi né attuando una politica per la tutela del suolo. I danni provocati dalle forti precipitazioni, i disastri, le alluvioni e le frane hanno sempre un costo elevato, sempre economico e spesso in vite umane. Costa tantissimo riparare questi disastri, mentre se ci fosse stata prevenzione forse si sarebbero potute evitare le catastrofi.

Sul territorio una certa prevenzione, la manutenzione dei costoni rocciosi, altre opere sempre necessarie al territorio erano a cura dell’ente Provincia che aveva per questo in dotazione dei fondi. Oggi questa istituzione non esiste più per cui il territorio è completamente abbandonato. Questo ruolo così importante e specifico potrebbe essere esercitato per la provincia di Ragusa dal Consorzio di Bonifica n.8 di Ragusa con la forza lavoro a sua disposizione. Nei fatti il Consorzio si occupa di manutenzione dei fossi di scolo e dei canali, di costruzione di opere idrauliche, di irrigazione e di bonifica delle opere. La forza lavoro di cui dispone viene impiegata saltuariamente e poco per mancanza di fondi; fra l’altro il Consorzio non dispone di mezzi meccanici per interventi urgenti ma ha in dotazione solo zappe e falci, mezzi che appena garantiscono una parziale rimozione della vegetazione spontanea che ostruisce i canali. Nei fatti il Consorzio, in base alla legge 4/2006, dispone di 278 operai stagionali suddivisi in appena 61 centocinquantunisti, 110 centunisti e 102 cinquantunisti distribuiti in 162 ettari di territorio. Essi non possono garantire una efficiente difesa idraulica del territorio dove sono presenti fiumi e torrenti, ben 590 km di condotte tubate e a pelo libero e 70 km di canali di scolo né tantomeno possono assicurare il prosciugamento dei terreni con due sole idrovore istallate nel bassopiano ispicese. La Regione Sicilia, considerato il rischio idrogeologico, per una efficiente prevenzione,  potrebbe operare fattivamente utilizzando, nell’ambito delle proprie competenze, il personale forestale e dei Consorzi di Bonifica per iniziative ritenute non procrastinabili, anche attraverso una adeguata formazione del personale. Un forte intervento di salvaguardia e prevenzione sul territorio si chiede a tutta la classe politica ed in particolare al dottor Maurizio Croce, nominato commissario per l’emergenza , per il dissesto e per la mitigazione del rischio idrogeologico con decreto n.604 dell’8/9/2014, così da garantire non solo la salvaguardia di vite umane e del territorio ma anche la garanzia del lavoro.