IL FILOSOFO DELLA DECRESCITA A RAGUSA. SIAMO DAVVERO GRANDI DI NUOVO

Vorrei tanto andare a Santa Teresa in Ibla per sentire il filosofo francese Serge Latouche, universalmente conosciuto come il leader (ma meglio sarebbe dire il maestro) della corrente di pensiero secondo la quale il mondo occidentale potrà uscire dalla crisi non rincorrendo produzione e consumo (come ha fatto negli ultimi cento anni), ma con una strategia esattamente opposta, detta della “decrescita”.

Farò di tutto per andare a sentirlo.

Quello che però lascia non pochi, come me, interdetti, è il fatto che ad invitare a Ragusa il professore Latouche sia stato il “Movimento Territorio”, nato da una brillante (detto con convinzione, senza alcuna ironia) idea dall’allora sindaco ed oggi deputato regionale Emanuele Dipasquale.

Perché ci lascia interdetti questo invito, questa iniziativa? È semplice e chiunque viva in questa città se ne rende conto senza bisogno di spiegazioni approfondite: “Territorio” è un movimento politico (di fatto un partito, addirittura rappresentato nel più antico Parlamento del mondo, quello di Palazzo dei Normanni) che, sulla scia della politica amministrativa di Dipasquale nei suoi quasi sette anni di sindacatura, ha approvato se non stimolato la crescita, la fortissima ed inarrestabile crescita economica cittadina basandola sulla attività edilizia. Peccato che adesso anche quel settore sia in profonda crisi (non si sono forse costruite molte, troppe case per oltre centomila “previsti” ragusani che invece sono rimasti sempre non più di 72 mila?). Quindi un movimento/partito che ha sostenuto la crescita, e nello specifico quella legata al cemento, che invita ad una conferenza il teorico della decrescita. Noi ci attendiamo – dovessimo andare – una atmosfera surreale. Siamo al trionfo – direbbe il grande George Orwell – della “neolingua”: “la guerra è pace, l’ignoranza è forza, l’amore è odio. Messaggi e logiche che si auto-contraddicono già nel momento stesso in cui vengono pronunciati, nel contesto in cui vengono detti”. Non si tratta – per caso – di un chiaro sintomo di schizofrenia culturale?

E nel caso dovessi andare, dovrò ritenere giusto e doveroso, diciamo fornire un contributo, intervenire per chiedere agli organizzatori se ritengono che cementare il terreno agricolo, anche in tempi di crisi, è parte di un più ampio progetto di decrescita? In effetti così facendo decrescono erba e alberi, conigli e uccelli, e di contro e per fortuna diminuiscono in tal modo anche i cacciatori. In ogni caso, riteniamo meritoria l’iniziativa di “Territorio”, che così facendo potrebbe anche soltanto aver dimostrato grande apertura mentale, se non addirittura un radicale cambio di vedute intorno alle ipotesi di crescita economica (del resto, a pensarci, il leader Dipasquale non è forse passato da destra a sinistra?).

 

Hicsuntleones