Il governo ha finito nella tarda notte di ieri la riunione in cui ha deciso un “aggiustamento dei conti” per la cosiddetta legge di stabilità per oltre 11 miliardi di euro.
Le poste principali:
1) Tagli agli enti locali;
2) Tagli agli appalti e alle forniture in sanità;
3) Prolungamento del blocco dei contratti per i lavoratori pubblici;
4) Aumento di 1 punto dell’IVA;
5) Riduzione di 1 punto dell’aliquota IRPEF sui primi 2 scaglioni di reddito;
6) Rimodulazione deduzioni e detrazioni fiscali.
Si sono consumati fiumi di inchiostro per denunciare i riflessi che i tagli agli enti locali e alla sanità hanno sui cittadini, ribadire gli argomenti lo ritengo assolutamente inutile, quindi passerei direttamente agli altri provvedimenti.
Diciamo subito con chiarezza che stavolta il governo tecnico si è veramente superato!
Per dare un colpo di reni alla ripresa economica ecco che continua con manovre economicamente “depressive” (il mantenimento del blocco dei contratti dei dipendenti pubblici, aumento dell’IVA), e “spreca” l’unica posta positiva (riduzione IRPEF) generalizzandola e diluendola a tutti i contribuenti anche ai redditi alti.
In effetti la comunicazione messa in atto dal governo (e ripresa dai giornali) recita “diminuzione dell’IRPEF sui redditi più bassi, ma in realtà non è per niente così: ridurre le aliquote sugli scaglioni più bassi di reddito in effetti significa generalizzare a tutti i contribuenti il beneficio che si concretizza in una diminuzione annua dell’IRPEF tra i 150 e i 280 euro pro-capite poiché tutti i redditi, anche quelli molto alti pagano per i primi scaglioni quelle aliquote.
Considerate poi che il costo dell’aumento dell’IVA fa diventare la diminuzione dell’IRPEF di fatto una “partita di giro” a beneficio ZERO per i cittadini.
Se a questo si aggiunge che nelle pieghe del provvedimento si nasconde una forte limitazione della detraibilità delle spese per interesse sui mutui, per le assicurazioni sulla vita o per spese per figli studenti universitari, il quadro è completo: ancora una volta si danneggiano le famiglie e si limita ulteriormente il diritto allo studio! Pensate che si potranno detrarre in tutto 3.000 euro di spese, se un padre di famiglia ha il mutuo e un figlio all’università gli si dimezza la possibilità di detrarre il 19% delle spese … un danno di almeno 600 euro!
Tutto questo per ironia della sorte con buona pace dell’attenzione alla famiglia!
Questo governo in effetti ha veramente perso la spinta propulsiva: quale risultato voleva raggiungere con una misura così strutturata?
Di fatto ha rinunciato a trasformare una manovra finanziaria in uno strumento di politica economica e sociale: colpisce tutti in modo indiscriminato e spalma su tutti l’unica agevolazione!
Sarebbe stato molto più conducente a mio avviso fare l’esatto opposto: invece di diminuire le aliquote IRPEF, agire in modo più mirato sulle deduzioni e detrazioni alle famiglie, aumentandole invece di diminuirle e concentrando così i benefici verso le categorie più bisognose di supporto. Mi rendo conto che l’impatto mediatico sarebbe stato meno forte, ma che bisogno di impatto mediatico ha un governo tecnico?
Non sono mai stato un detrattore di Monti, gli riconosco i meriti, ma non si vive di sola credibilità internazionale!
E’ l’ora che alla guida del Paese torni la politica!