A partire da mercoledì 8 gennaio e con prosecuzione giovedì 9, tutte le piattaforme informatiche dell’Asp risultano bloccate, generando un grave disagio per i cittadini e per gli operatori sanitari. Il blocco, segnalato dal comitato civico articolo 32, non riguarda solo l’impossibilità di effettuare il pagamento dei ticket presso le strutture sanitarie, ma si estende […]
Il giorno del silenzio e della preghiera. Oggi si ricorda il terremoto del Val di Noto dell’11 gennaio 1693
11 Gen 2025 12:25
Oggi il Vicariato di Scicli si riunisce in preghiera nella chiesa Madre Sant’Ignazio. “Alle 15 le campane di tutte le chiese cittadine suoneranno a morte ed alle 16 solenne preghiera comunitaria con l’adorazione vicariale di tutte le parrocchie che si terrà nella chiesa Madre – spiega il vicario foraneo Ignazio La China – in tutte le Messe della giornata saranno ricordate le vittime del terremoto che colpì il Val di Noto”.
Un disastro, quello che scosse la terra 332 anni fa. La prima scossa il 9 gennaio per seguire le successive violente e catastrofiche dell’11 gennaio.
Il terremoto del 1693 è stato, con gli altri del 1169 e del 1908, il più grave evento catastrofico che abbia colpito la Sicilia orientale ed il più disastroso, in Italia, della storia dell’umanità provocando la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando con effetti pari o superiori al XI grado MCS (scala Mercalli) un’area di circa 5.600 chilometri quadrati e causando 60.000 vittime e forse più secondo alcune stime fatte nell’immediato e negli studi successivi. Al terremoto è seguito un maremoto che colpì le coste ioniche della Sicilia e lo Stretto di Messina e, tenendo conto di alcune simulazioni, interessò anche le Isole Eolie.
Il numero delle vittime, secondo quanto si racconta.
A Catania morirono 16.000 persone su una popolazione di circa 20.000; a Modica morirono 3.400 persone su una popolazione di 18.200; a Ragusa circa 5.000 persone su 9.950 abitanti; a Lentini 4.000 le vittime su 10.000 abitanti; ad Occhiolà (l’antica Grammichele) si contò il 52 per cento degli abitanti che allora erano 2.910 abitanti. A Siracusa circa 4.000 le vittime su 15.339 abitanti;
a Militello Val di Catania circa 3.000 vittime su una popolazione di quasi 10.000; a Mineo i morti furono 1.355 su 6.723 abitanti; a Licodia Eubea 258 le vittime censite su una popolazione di circa 4.000 abitanti. Gli altri centri ebbero dal 15 per cento al 35 per cento di morti rispetto alla popolazione residente; più di 1.000 le vittime a Caltagirone, anch’essa in gran parte rasa al suolo, su una popolazione di circa 20.000 persone. Palazzolo Acreide e Buscemi registrarono la scomparsa del 41 per cento degli abitanti. Nella città di Noto 3.000 i morti.
Tantissimi i danni per il patrimonio artistico e culturale della parte orientale dell’isola.
Dei 64 monasteri della Diocesi di Siracusa solo i tre di Butera, Mazzarino e Terranova (la Gela di oggi) erano in piedi, tutti gli altri sono andati distrutti. I Senatori di Siracusa al Consiglio Supremo d’Italia a Madrid ebbero a sottolineare come “nell’area colpita dal sisma del 1693 erano andati in rovina e demoliti due Vescovadi, 700 chiese, 22 collegiate, 250 monasteri, 49 città ed avevano perso la vita 93.000 persone”.
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