Le chiese restaurate, i palazzi e i dammusi oggetto di interventi conservativi. Sono i segni di una Sicilia che rinasce”.
Giuseppe Ayala ha additato Scicli, ieri sera, come esempio di una terra che sa valorizzare il proprio passato, rendendolo ricchezza per i contemporanei.
In una via Francesco Mormina Penna assiepata di pubblico accorsa da ogni dove per ascoltare il ricordo che il giudice del pool antimafia di Palermo ha fatto dei suoi due amici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il magistrato, oggi in pensione, ha ripercorso i fatti che dal 1984 determinarono la vicenda umana e professionale di quei magistrati il cui sacrificio è già storia.
Non è stato un funerale. Ayala, intervistato da Giuseppe Savà, ha raccontato aneddoti, fatti buffi e curiosi, che hanno dato la misura della simpatia e dell’umanità del gruppo di inquirenti che riuscirono a inchiodare alle loro responsabilità, con relativi ergastoli, i mafiosi di Cosa Nostra.
L’iniziativa è stata voluta dalla giunta Susino, dall’assessore alla cultura Vincenzo Iurato, grazie alla collaborazione di Francesca Portelli, della libreria Giunti al Punto di Ragusa, e all’entusiasmo di Gaia La Micela e Giuseppe Aprile.
Ayala e la moglie Natalìa hanno trascorso due giorni di felice relax in città, promettendo un loro ritorno: “Ci siamo sentiti a casa”.